giovedì 2 gennaio 2014

CHART // Top 20 Albums 2013





20 # Foxygen - We Are The 21st Century Ambassadors of Peace & Magic

Più che un album si direbbe un documentario sulla storia della musica dagli anni '60 agli anni '70. Stiamo parlando di We Are The 21st Century Ambassadors Of Peace and Magic, dei freschissimi californiani Foxygen dal titolo che, sebbene rievochi un po' i chilometrici sproloqui di Fiona Apple, rende più probabilmente omaggio ad una delle tante fonti di ispirazione del duo, ossia The Kinks e quel We Are the Village Green Preservation Society certamente ascoltato allo sfinimento. Dietro a Foxygen si nasconde, ancora per poco, la voce e l'innata attitudine da cantastorie di Sam France e la chitarra/tastiera di Jonathan Rado... (leggi tutto)



19 # Phosphorescent - Muchacho

Raggiungere il limite e sentire il desiderio di scappare. Da tutti. Da tutto. E da se stessi, perchè alla fine anche gli altri sono un nostro prodotto, frutto delle nostre scelte e dei percorsi intrapresi. E poi c'è il punto di rottura che giace in un punto indefinito della nostra mente e una volta raggiunto è un click che spegne la luce, ci toglie benzina, ci ruba la bussola e ci nasconde quel sole che immaginavamo essere un punto di riferimento fermo, inamovibile, anche se lentamente in movimento. Arrendersi? Troppo facile. La ricerca di un nuovo punto di partenza non può partire che dall'inconscio e allora abbandonarsi ad esso, svuotarsi e scavare alla ricerca di quell'immagine che rappresenta l'inizio di tutto, il nuovo inizio, per poi, scacciati i demoni, poter invocare di nuovo l'alba di un nuovo giorno. Sun, Arise! Qualcuno ha preso la via dei boschi alla ricerca del midollo della vita e così, non troppo dissimilmente ha fatto anche Matthew Houck... (leggi tutto)



18 # The Range - Nonfiction

Taluni ottengono meriti quasi esclusivamente sulla fiducia e su doti ancora da acquisire ed altri devono pazientare seguendo a piccoli passi e senza saltare una sola fermata la strada che li porterà verso una meritocratica affermazione prima e chissà, consacrazione poi. Il secondo sembra proprio il caso di The Range moniker dietro al quale si cela James Hinton produttore del Rhode Island con all'attivo già un paio di EP e giunto ora a convogliare tutta la sua creatività nell'album di debutto Nonfiction certamente agevolato da un etichetta, la Donky Pitch, capace di mettere il giovane producer nelle migliori condizioni per esprimersi senza fretta nè eccessivi condizionamenti. Il frutto è un esordio fuori dagli schemi che ondeggia e cavalca con naturalezza tra hip-hop, elettronica, drum & bass, footwork creando un genere a se stante più che apparire una combinazione degli stessi... (leggi tutto)



17 # Autre Ne Veut - Anxiety

Scomparsa la copia de "L'urlo di Munch", emblema del disagio esistenziale, dalla cover dell'album, rimane immutato il senso di angoscia che accompagna la vita di Autre Ne Veut, all'interno delle mura domestiche semplicemente Arthur Ashin, che sconfinati i 30 risulta tema così radicato, elaborato e vissuto da poterne diventare con la più grande naturalezza possibile, cuore di un'opera intera, la seconda che l'artista newyorkese ci offre dopo l'esordio omonimo del 2010. E così, il senso di ansia presente fin dall'infanzia proprio perchè così elaborato negli anni non deve stupirci per la sua incostanza attraverso i 40 minuti scarsi di Anxiety che ad essere onesti regala anche scorci se non luminosi quantomeno brillanti là dove l'artista si libera dalle sue paranoie e dalla gelosia che lo spinge ad attaccarsi ed aggrapparsi così fortemente a ciò che più ama o pensa di amare... (leggi tutto)



16 # Gesaffelstein - Aleph

Per coloro che associano l'estetica ad un unico senso in grado di palesarsi solo attraverso linee e colori, rapide pennellate o decisi colpi di scalpello ecco un pamphlet fatto di note e minuti (cinquantasette) piuttosto che di pagine ricolme di intenti e figure. Noto all'anagrafe di Lyon come Mike Lévy, Gesaffelstein è un ragazzo dallo spiccato senso artistico che sforna con Aleph un debutto rifinito, patinato ed un po' snob ma anche altrettanto potente ed autoritario. Arricchendolo di giorno in giorno fin dal 2011 tra EP e remix di prestigio (Tiga, The Hacker, Miss Kittin), Monsieur Lévy oltre a tradire un'orgogliosa origine ebraica ci consegna un ulteriore prodotto della école EDM francese la quale, a questo punto, non può certo dirsi preoccupata in tema di ricircolo... (leggi tutto)



15 # Still Corners - Strange Pleasures

Un abito nuovo e tirato a lucido può essere un segno sufficiente ad indicare un cambio di rotta ma spesso sono particolari meno evidenti che manifestano una reale rivoluzione negli intenti e negli atteggiamenti. E così mentre alcuni tendono dalle loro mani sudate un bel biglietto da visita curato da terzi nella speranza risulti sufficientemente ingannevole, coloro che non vivono nel dubbio ma sono convinti delle scelte fatte scaricano le loro certezze in una tenace quanto empatica stretta di mano. Questo calore e questa sicurezza è la stessa che ci accoglie con la splendida The Trip, traccia d'esordio per il secondo album degli Still Corners e verosimilmente manifesto di un cambiamento che trascina il duo di stanza a Londra fuori dalla mandria dream-pop verso sonorità tanto più trendy quanto più vicine alla vera essenza della coppia anglo-americana... (leggi tutto)



14 # My Bloody Valentine - m b v

My Bloody Valentine 21 anni  e 3 mesi dopo. Cosa aspettarsi da una simile gestazione? Ma soprattutto con quali occhi ed orecchie avvicinarsi a m b v senza che il nostro spirito critico possa essere fuorviato da un'intera generazione a separare una delle leggende a cavallo tra anni '80 e '90, creatori di un genere che ha fatto scuola, piuttosto che a dei "semplici" emuli di se stessi? Il dilemma è proprio questo, perchè solo da un approccio razionale si può ricavare il vero valore dell'opera. Molti giurano di aver cambiato il proprio approccio alla musica proprio a partire da Loveless, altri incuranti delle continue anticipazioni che da un decennio si rincorrono si erano ormai rassegnati al fatto che il terzo album non avrebbe mai visto la luce. Questo per cercare quantomeno di comprendere la portata dell'evento... (leggi tutto)






13 # The Field - Cupid's Head

Ecco uno che ha capito tutto della vita. Axel Willner con un prodotto apparentemente semplice alla lo potevo fare anch'io, dal 2007 riempie la nostra labile esistenza con certezze solide alle quali senza farci troppo caso risultiamo ora essere tanto schivi quanto schiavi. Un album ogni due anni, preciso come un'orologio, stessa etichetta con la sontuosa Kompakt e stessa art-cover, ovviamente minimal, che vede come unica variabile il colore volto a suggerirci cosa ci attenderà una volta infilato il cd nel nostro impianto. E poi titoli evocativi (a parte Yesterday and Today) di un mondo onirico ed un prodotto che non fa della rivoluzione il leit-motiv ma che non ha fatto sconti quanto ad influenze... (leggi tutto)






12 # James Holden - The Inheritors

Geniale quanto incostante. Scostante talvolta. Arrogante nella consapevolezza delle proprie doti. Narciso dietro i piatti ma acuto e paziente. James Holden non deve aver passato un solo istante di questi ultimi 7 anni lontano, almeno nella mente, ad il lavoro che lo avrebbe innalzato alla gloria e lo avrebbe descritto e raccontato come mai prima era riuscito a fare. Almeno nelle intenzioni. Nel 2006 già non proprio un dilettante lanciava attraverso la sua etichetta Border Community quello che era già diventato un atteso debutto, The Idiots Are Winning, il cui sapore si avvicinava di più a quello di un EP allargato che ad un esordio con tutti i crismi, ma sufficiente per consacrarlo nell'Olimpo dei producer. Da allora non c'è stato festival che non ne abbia richiesto le prestazioni nè pubblico che non ne abbia tessuto ampiamente le lodi... (leggi tutto)






11 # Deerhunter - Monomania

Difficile conformare i Deerhunter a qualsiasi altra band, sia per la peculiarità che la contraddistingue sia per la particolare percezione che genera nei followers e negli amanti della musica più in generale. Al di là della rotta intrapresa o delle rivoluzioni che accompagnano la struttura della band, il consenso del pubblico è garantito, forse anche in considerazione del fatto che non vi è stagione dell'anno in cui il progetto di Atlanta ci lasci soli, o direttamente nella sua forma più nota ed apprezzata o parallelamente con gli alter-ego che le due menti geniali hanno creato per convogliare la loro monomania nei confronti della musica. E così nonostante dall'opera geniale, Halcyon Digest sia trascorso il più lungo lasso di tempo tra un album e l'altro, Bradford Cox e Lockett Pundt hanno continuato a far pulsare il cuore dei Deerhunter sotto le mentite spoglie di Atlas Sound e Lotus Plaza, veri e propri satelliti... (leggi tutto)



10 # Boards of Canada - Tomorrow's Harvest

Non è stato facile riuscire ad far combaciare o almeno ad omologare lo scarso amore dei fratelli Sandison per le luci della ribalta, quasi al limite dello scostante, con la nuova moda del 2013 in fatto di marketing discografico che prevede, come nel caso ancora più eclatante di Random Access Memories, un bombardamente mediatico, talvolta sottile talvolte massivo. Il risultato, almeno in questo caso ha davvero soddisfatto tutti. I Boards of Canada mantengono avvolta nell'ombra la loro immagine mentre la Warp Records si frega le mani per essere riuscita a calamitare le bramose attenzioni degli innumerevoli fans degli Scottish bros (sono sempre stati così tanti?), che con l'uscita di Tomorrow's Harvest si riscoprono nell'Olimpo dei progetti elettronici di culto senza probabilmente averlo mai desiderato. Detto questo Tomorrow's Harvest è un album di sensazioni o meglio, "l'album delle sensazioni"... (leggi tutto)



9 # Fuck Buttons - Slow Focus

Per Andrew Hung e Benjamin John Power from Bristol ho perso gli ultimi dieci minuti dei Phoenix in quel di Barcelona pensando che fosse il caso di rendere omaggio alla coppia che mi aveva fatto conoscere una dimensione musicale il cui accesso, fino ad allora, mi era sempre stato celato. Un applauso ed un ultimo saluto a coloro che dal lontano 2009, anno del grandioso Tarot Sport, ad eccezione della parentesi olimpica, con tanto di gloria offerta e ricevuta, non avevano dato notizia di se. E poi, del tutto inattesa entra Lei, affascinante ed atipica, aria fresca tutt'intorno ed un grattacielo di sensazioni che ti prevarica trascinandoti ad un livello superiore; il mezzo per annunciarti "l'avvento" e l'inizio di un nuovo tragitto. Solo una settimana più tardi venne rivelata ufficialmente The Red Wing, la traccia che mi aveva travolto e per cui sarei impazzito... (leggi tutto)



8 # Chvrches - The Bones Of What You Believe

E' indubbio che la prolungata assenza dei fratelli Dreijer aka The Knife abbia suscitato un improvviso senso di vuoto e smosso diverse realtà nell'intento di colmarlo. Giungevano così in rapida successione centinaia di pretendenti con esiti tanto differenti quante possono essere le varianti di un genere in continua espansione; risulta quindi evidente che ergersi a nuova icona synth-pop raccogliendo l'eredità del duo svedese assorbito dalla sua nuova traiettoria alternative teatrale al limite del provocatorio, non poteva considerarsi impresa facile: tante le componenti, gli ingredienti e le variabili da diluire e mischiare per ottenere la ricetta giusta per sbaragliare la concorrenza. In questa direzione The Bones Of What You Believe offerto dai Chvrches è esattamente il tipo di portata che quest'anno andrà a saziare orecchie educate e meno... (leggi tutto)



7 # Arcade Fire - Reflektor

Accettato con lucidità e serena rassegnazione il fatto che Funeral con tutta probabilità non avrà mai un erede all'altezza, il chè varrebbe per gli Arcade Fire l'ingresso ufficiale nella storia dei miti della musica, possiamo sforzarci di sgrossare tutti gli elementi fuorvianti che hanno accompagnato il lancio di Reflektor e le innegabili gigantesche aspettative che l'evento ha trascinato con sè e provare a dare il giusto valore alla quarta opera della numerosa ed eclettica band canadese. A parte l'album d'esordio la critica non è mai stata particolarmente concorde sulla valutazione degli eredi incluso l'ultimo, The Suburbs, opera di livello ma non certo un capolavoro e vincitore del Grammy come Best Album 2011 con la medesima logica che ha portato quest'anno James Blake a trionfare ai Mercury Prize con un sophomore molto positivo ma comunque inferiore all'album d'esordio. (leggi tutto)




6 # Youth Lagoon - Wondrouse Bughouse

Si è fatto annunciare da due singoli da togliere il fiato, ma noi, memori dell'esaltante esordio con The Year of Hibernation gli avremmo dato comunque cieca fiducia; fiducia che possiamo fieramente dire non sarebbe stata riposta invano dal momento che Trevor Powers, ossia il one-man band dietro Youth Lagoon, ci regala il classico pezzo da novanta dopo un inizio di 2013 generoso di buone cose ma ancora avido di perle. Il cambiamento come pilasto immutabile anche nella crescita artistica del giovane americano che mantenendo quelle peculiarità  innate, prima tra tutte una voce fanciullesca che si direbbe gorgheggiante per natura, sviluppa ora le tematiche così introspettive e profonde dell'esordio, dense di timore, solitudine, amori passati, sogni e speranze, facendole passare in un caleidoscopio che ne altera l'ottica tanto da poter ora affrontare la morte di petto, conscio della sua ineluttabilità e della necessità di apprezzare la vita proprio per il suo carattere temporaneo... (leggi tutto)



5 # Kurt Vile - Walkin on a Pretty Daze

Nel mese in cui l'attenzione veniva catalizzata da ritorni mediaticamente ben più attesi e roboanti ecco l'opera che al netto di promozione, teaser, manifesti e premiere ci conquista maggiormente con l'unico strumento che conta davvero: la musica. Sia chiaro, i ritorni di The Knife e James Blake ci hanno ispirato sensazioni di ogni sorta ma non certo delusione; opere buone e molto buone ma alla fine, scomodando il buon Alexandre Dumas, rimane innegabile che sia la semplicità a smuovere i cuori profondi (e le alte intelligenze) ed aggiungo io, a scaldare gli animi più puri. Il rock di Kurt Vile affonda le radici nella storia della musica americana ribaltando l'immaginario del bello e dannato che da sempre ci accompagna creando così un punto di rottura con gli stereotipi del passato... (leggi tutto)



4 # Forest Swords - Engravings

"Ho conosciuto molta gente che ha colto la sua occasione quando questa era ancora calda ed ha finito per bruciarsi". Con questa frase estratta da una delle rare interviste rilasciate, per giunta per una rivista locale della sua Liverpool, possiamo riassumere l'essenza schiva ed allo stesso tempo intrigante di Matthew Barnes, giunto agli onori della cronaca con colpevole ritardo, dopo la riedizione del suo primo capolavoro, Dagger Paths, eletto, tanto per sottolinearne la portata, miglior disco del 2010 dalla rivista FACT, non che le altre non le abbiano donato il giusto risalto... Certo, il fato ci ha messo il suo per rendere ancora più dannata l'immagine di colui che come Burial perfettamente rappresenta la caratteristica bruma che invade le fredde mattine autunnali britanniche. E' infatti un a tratti insopportabile fastidio all'udito a spingerlo lontano dalla passione per la musica ed dall'atteso seguito dell'accoppiata Dagger Paths/Fjree Feather, verso l'altra metà artistica di Barnes che lo vedeva appagato grafico pubblicitario... (leggi tutto)






3 # Kanye West - Yeezus


Il genio musicale di Kanye West è tornato in auge. È stato pubblicato il 18 giugno il suo sesto album in studio, Yeezus, un progetto che contiene 10 tracce sul cupo-dark andante meglio classificato come techno hip-hop alimentato da synth / rock con sentori di Dancehall giamaicano (anche se l'ispirazione giamaicana di Kanye s'intravvede già dai primi anni del 2000), ed una manciata di campioni soul. Nel 2012 con la sua mega-hit Mercy fece ballare tutto il mondo, non resta ora di capire se sarà in grado di replicare lo stesso strabordante successo, ma se Pitchfork gli ha affibiato un bel 9.5, con tutti i pregi ed i difetti della rivista americana, abbiamo ragione di credere che sarà così. Lo studio di registrazione è stato quello dello Shangri-La Studios a Malibu in California. A far compagnia a Kanye Rick Rubin, che è stato chiamato proprio per aiutarlo nella produzione. Quando si parla di Kanye West il confine tra superego e provocazione diventa immediatamente labile... (leggi tutto)



2 # Daft Punk - Random Access Memories

C'è molto da sgrossare per avere una visuale nitida e priva di condizionamenti del nuovo album dei Daft Punk. Random Access Memories è stato senza dubbio inquinato e sovraesposto ad una campagna pubblicitaria al limite dell'abuso che ha maldisposto critica ed orecchie indipendenti ad oltranza a vantaggio della facile traviabilità della massa. Inoltre dopo anni di attesa e a quasi 6 da quella live-session che detiene in maniera ormai inattaccabile il primato di best-personal-concert-ever (2007), splendidamente trasposto nell'album Alive, ci si poteva chiaramente attendere innovazioni anche al limite dello sperimentale ma a patto che il registro mantenesse vivo l'eco dei predecessori. Invece il primo ascolto disorienta, stordisce, quasi infastidisce... (leggi tutto)



1 # Vampire Weekend - Modern Vampires of the City

Mentre in Italia le riviste specializzate si prodigano per smorzare gli entusiasmi esterofili cercando di convincerci che il divario musicale non sia così imbarazzante come la realtà dei fatti, sempre più di frequente, ci sbandiera in faccia, ecco un'altra band che si accinge a salire sull'altare dei grandi e con tutti i meriti acquisiti sul palco, perchè non c'è scorciatoia che regga, solo la musica e le sensazioni che trasmetti ti concederanno nel tempo la gloria e la riconoscenza dei discofili. Ed oggi questo onore lo concediamo, o meglio, se lo conquistano i Vampire Weekend autori con Modern Vampires Of The City (dopo l'omonimo album di debutto ed il sophomore Contra) di un'altra gemma frutto di un percorso in continua crescita. Ma la traiettoria del quartetto è tanto professionale quanto umana e così dopo i ritornelli della beata spensieratezza universitaria ed le prime divagazioni introspettive ecco il prodotto della maturità e della piena coscienza... (leggi tutto)


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