Genere: Alternative-Rock, Shoegaze
Etichetta: Pickpocket
Pubblicazione: 3 febbraio 2013
Voto: 8
My Bloody Valentine 21 anni e 3 mesi dopo. Cosa aspettarsi da una simile gestazione? Ma soprattutto con quali occhi ed orecchie avvicinarsi a m b v senza che il nostro spirito critico possa essere fuorviato da un'intera generazione a separare una delle leggende a cavallo tra anni '80 e '90, creatori di un genere che ha fatto scuola, piuttosto che a dei "semplici" emuli di se stessi? Il dilemma è proprio questo, perchè solo da un approccio razionale si può ricavare il vero valore dell'opera.
Molti giurano di aver cambiato il proprio approccio alla musica proprio a partire da Loveless, altri incuranti delle continue anticipazioni che da un decennio si rincorrono si erano ormai rassegnati al fatto che il terzo album non avrebbe mai visto la luce. Questo per cercare quantomeno di comprendere la portata dell'evento. Ciò che ci sfuggirà in eterno invece è cosa sia passato nella mente di Kevin Shields in questi due decenni abbondanti. Parliamo di Kevin più nello specifico perchè è a lui che ci riferiamo parlando dei MBV, mente e braccio del gruppo. Avrà pensato che l'erede dei capolavori Isn't Anything (1988) e, soprattutto, il già citato Loveless (1991) non poteva deludere le enormi aspettative, diventandone col passare del tempo, degl'anni, schiavo ed infine schiacciato. O forse, nonostante i rumors, ci aveva rinunciato per poi sottostare ad il potere dei festival, sempre a caccia di legna da ardere. Fatto stà che il 3 febbraio m v b è finalmente uscito e a noi questo basta. L'album, isolato dal contesto, non si discosta granchè da Loveless nonostante l'evoluzione esponenziale delle sonorità, tanto che se fosse stato pubblicato nel 1994/95 non avrebbe avuto un impatto musicale tanto differente. Shields ricorre allo stesso standard creativo, appena ritoccato nonostante l'avvento del digitale; analoga anche la tematica in grossa parte legata alla sfera affettiva anche se scandagliata con un approccio insolito, inusuale. Ciò che differisce è più che altro la struttura dell'album che pare suddiviso in capitoli. Nelle prime tre tracce, capitanate dalla toccante She Found Now e dalla splendida Only Tomorrow, Shields ci offre tutto il repertorio old-style, facendo della chitarra, oggi strumento talvolta obsoleto, l'elemento guida ed il vero protagonista. Nel secondo terzo, dal 4° al 6° brano la protagonista torna invece ad essere la voce storica di Bilinda Butcher con una New You che sa di singolo. Infine con l'ultimo terzo, sicuramente sfornato in un periodo più recente, Shields si abbandona alla sperimentazione rivedendo e ritoccando il genere da lui creato, con un utilizzo della batteria che rende il tutto ancora più poderoso ed energico e che vede In Another Way la traccia simbolo dell'incontro tra il vecchio ed il "nuovo". Indipendentemente dall'approccio stiamo parlando di un prodotto imponente all'altezza della leggenda che necessità diversi giri per esprimersi al meglio e che lascia il sospetto che il meglio debba ancora arrivare, senza fretta...
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