venerdì 10 gennaio 2014

La storia del Primavera Sound. Nel 2011 pioggia di stelle con Pulp, Interpol, PJ Harvey, Sufjan Stevens e The National


Ormai festival super consolidato il Primavera Sound prosegue nella sua parabola ascendente facendo fronte al sold-out dell'edizione passata con l'acquisizione di altro terreno nella zona a sud del recinto del Forum (direzione Bcn centro) dove nascerà un nuovo palco a condividere il ruolo di Main stage con il confermato San Miguel. Pur con qualche mugugno per l'inevitabile aumento degli spazi da percorrere e soprattutto per il fiasco del sistema tessere per le consumazioni che collasserà fin dal primo giorno, il San Miguel Primavera Sound 2011 (25-29 maggio) si rivelerà ancora un successo con 140.000 presenze totali (di cui 123.300 all'interno del Forum). Dei 1400 accrediti stampa ben 500 risulteranno legati a testate internazionali. Con l'aumento dei palchi si registra conseguentemente anche l'aumento degli artisti presenti che toccherà le 226 presenze contando anche le confermatissime performance tra parchi urbani, stazioni metro e locali improvvisati a vetrina del festival. I pochi biglietti rimasti disponibili erano acquistabili nelle biglietterie del Forum a 190€ per l'abono e 80€ per la singola giornata.




In un'edizione basata sulla conferma del trend positivo acquisiscono maggiore importanza anche gli eventi collaterali cosicché il mercoledì e la domenica si trasformano da intima festa di apertura e chiusura e quasi effettivi giorni di festival con un solo palco ma anche una line-up di livello internazionale. La cornice della strapiena Plaza Mayor del suggestivo Poble Espanyol ospita così prima lo storico post-punk di Echo and Bunnymen seguito dal fenomenale ritorno di Caribou (fresco di Swim) in versione dancefloor, poi, il giorno dei saluti il rock psichedelico dei Mercury Rev. Nonostante un inizio scoppiettante quando si parla di Primavera Sound ormai si parla di Parc del Forum, caldo (con la manica corta a farla da padrona) ed accogliente. Vecchie icone mai sbiadite e nuove realtà in via di conferma o semplicemente autori di esordi bomba si alternano e innescano crescenti dubbi in programmi destinati ad essere ridimensionati o rivoluzionati. Il giovedì, se vogliamo sintetizzare sarà il giorno sì del delirio bar ma anche degli scenografici spettacoli di luci e colori offerti da Of Montreal prima e Flaming Lips in tardissima serata nel main stage San Miguel ma anche dall'atroce scelta tra i redivivi Interpol e Caribou (a vantaggi dei secondi nel nostro caso). Nick Cave in versione Grinderman sprigionerà tutte le sue energie per dimostrare quella vitalità da palco che qualcuno potrebbe mettere in dubbio. Lo stage Pitchfork come al solito vedrà esibirsi artisti degni del suo nome: solo per citarne alcuni ecco Glasser, The Walkmen, Gold Panda, Baths ed il catalano J.Talabot prima della consacrazione; il venerdì sarà il turno degli esordi bomba di James Blake e Twin Shadow con a chiudere il Burial set di Kode9. Il sabato per non essere da meno tUnE-yArDs, Gang Gand Dance ed Odd Future. Insomma il classico che incontra tutti i colori della sperimentazione. In tema di reunion come omettere il ritorno di P.I.L. e Suicide in grado di offrire, con tutti i limiti del caso, esattamente ciò che era lecito attendersi. Va a chiudersi nella più degna delle maniere il primo giorno con il coinvolgentissimo mash-up del fenomeno Girl Talk. Il venerdì per taluni sarà giorno di lutto con l'estrazione che premierà solo una parte dei candidati all'evento Sufjan Stevens nell'Auditori, in quella che si rivelerà una festa folk-elettro tutta americana a presentazione dell'album The Age of Adz. Sufjan rincuorerà molti degli sfortunati materializzandosi al concerto senza sbavature dei The National in cui Matt Berninger si confermerà ottimo bevitore. Ma il venerdì sarà soprattutto il giorno di Belle & Sebastian e, evento dell'interno festival, Pulp. Impossibile trovare anima viva in giro per il Forum mentre la band di Sheffild snocciolava tutto il repertorio. Ormai di casa Deerhunter, Shellac e Low ad offrire alternative negli orari buca con Battles (privi di Tyondai Braxton) e Simian Mobile Disco a spartirsi la chiusura del secondo giorno. Vero protagonista del giorno conclusivo, un po' a sorpresa, è stata la finale tra Barça e Manchester Udt (vinta dai catalani con immaginabile festa anche se numerosa era la presenza di tifosi avversari, ovviamente all'insegna del totale ed usuale fair-play) che ha portato ad anticipare la splendida e divertente performance dei Fleet Foxes, che presentavano l'incredibile omonimo esordio, e ritardare un'infastidita PJ Harvey (comunque impeccabile) splendida ma insolitamente diva. I Mogwai dimostreranno a seguire un'incredibile talento da palcoscenico esaltando anche i più dubbioso. Al contrario i mai troppo convincenti Animal Collective inizieranno i festeggiamenti di fine anno con il loro sound tribale new-generation lasciando l'ultimo giro di ballo a due icone da consolle come Dj Shadow e Kode9. Impossibile sfuggire agli abituali rimpianti che fanno parte del mestiere di festivalero e che vengono assorbiti ed accettati come parte del gioco e con un "ci sarà un'altra occasione, magari tra un paio d'anni..."




(Edizione 2010)         

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