venerdì 17 gennaio 2014

La storia del Primavera Sound. The Cure a catalizzare l'edizione 2012


Cosa deve fare una festival venerato come il Primavera Sound per consolidare la sua posizione nella top eventi dell'anno e continuare la fase di crescita se ancora possibile? Nulla, perchè ormai il passaparola è infermabile ed il cartellone è  sufficiente per convincere anche i più reticenti. Nel 2012 qualcuno potrebbe lamentare una line-up meno esplosiva menomata ulteriormente dal tardivo forfait di una figura chiave quale Bjork, ciononostante le presenze nel solo Forum tra il 31 maggio ed il 2 giugno saranno ben 147.000 (ancora +20% rispetto al 2011) con 255 artisti a calcare gli 8 palchi del recinto fronte mare che porterà alla solita infinita offerta e a diversi chilometri da mettere in conto quanto a spostamenti attraverso un'area totale di 73000 metri quadrati. Massiccia la presenza di testate giornalistiche accreditate che toccherà quota 1450 (900 nazionali e 550 straniere). A dispetto di questi dati, inaccontentabili e mai paghi della loro macchina oleata Gabi Ruiz, Alberto Guijarro e compagnia bella esportano il prodotto anche nella vicina Porto inaugurando quella che sarà una copia del festival catalano in dimensione leggermente ridotta ad una settimana di distanza, prima mossa di un processo di esportazione del Primavera Sound che negli anni vorrebbe estendersi in diverse città d'Europa.




Consolidati gli eventi di apertura (mercoledì) e chiusura (domenica) del Primavera Sound come giorni di festival a pieno titolo ecco il più esteso spazio dell'Arc de Triomf, rispetto al più intimo Poble Espanyol, ospitare eventi imperdibili e per di più gratuiti in periodo di ristrettezze, tali da anticipare di un giorno l'avvento di buona parte dei festivaleros provenienti da tutta Europa, con relativi introiti extra ad ingrassare le casse di una Barcelona menomata dalla crisi (in totale si parla di 7 milioni di euro spesi per un ritorno totale di 65... Meno male che nel nostro paese sono saggi ed evitano questi folli investimenti...). Mercoledì dunque pronti-via ed ecco un tris di tutto rispetto con The Wedding Present, il ritorno dei The Walkmen (a sostituire St. Etienne richiamati al Forum causa il forfait di Bjork) ed un'altra band storica come Black Lips a chiudere la serata. Il giovedì quindi con i muscoli già caldi ed una volta espletata la classica routine di acquisizione pulsera ci si può gettare in pasto ai famelici palchi del Forum che dalla stagione passata hanno subito poche variazioni. A far la parte degli head-liner ci sarebbero i sempre ottimi Franz Ferdinand al cui live non si può davvero eccepire nulla. Ciononostante l'eterogeneità degli spettacoli unita all'usuale alto profilo degli invitati imporrà molte scelte sofferte ed una ripartizione incredibilmente regolare degli spazi. E così il giovedì per taluni sarà il giorno dei Wilco ( anche se in molti, di casa, li hanno già visti a ripetizione), o dei The XX tornati dopo due anni (alla vigilia di Coexist) già nelle vesti di Big. Stesso discorso in linea di massima per Beirut presenti con ben altro seguito dopo il successo di The Rip Tide in un tardo pomeriggio contraddistinto da corse da un lato all'altro del recinto per incastrare The Afghan Wighs, gli storici a modo loro Mazzy Star e Mudhoney, od il rock struggente dei Death Cab For Cutie non ancora (e probabilmente mai) amati come in patria. Chiusura di serata a scelta tra la minimal di The Field, l'elettronica-house di John Talabot fresco del meraviglioso esordio con fIN, od il rock virulento dei Japandroids (pronti a lanciare a giorni Celebration Rock). E per chi ha ancora energia il festoso live di Erol Alkan. Il venerdì invece avrà un unico protagonista che sarà Robert Smith de The Cure ancor più che i The Cure di Robert Smith. Il suo timbro vibrante ed immutato a distanza di 25 anni scalderà i cuori di quasi 50000 persone per più di tre ore (invero troppo anche per il più accanito dei fan, almeno durante un festival). Per il ruolo da comprimario ovviamente diverse scelte: voci storiche come The Chameleons, Rufus Wainwright o i Melvis, voci fresche come il surf rock dei Girls, lo sperimentale dei I Break Horses o lo shoegaze delle Lower Dens oppure per gli amanti del genere voci fragorose, picchianti ed oscure con Liturgy, Napalm Death o Trash Talk. Chiusura di serata senza picchi ma con ottime alternative tra M83 che arrivano con l'acclamato Hurry Up, We're Dreaming, The Drums e SBTRKT, giusto per decongestionare la maratona The Cure. Il sabato dell'edizione 2012 rappresenta personalmente l'emblema del Festival catalano con una giornata campale contraddistinta dall'assenza di un vero headline ma con una schiera di "seconde scelte" da stropicciarsi occhi ed orecchie. Ad averla vinta nel nostro caso le suggestive ambientazioni di Sandro Perri, il rock sbarazzino dei Veronica Falls, una degustazione di Kings of Convenience ed Atlas Sound giusto per gradire, il sempre meraviglioso dream-pop dei Beach House, la fantastica performance dei Chromatics (miglior evento e con Kill for Love miglior album della stagione), il ritorno versione prime-donne dei Wild Beasts, ovviamente l'evento bomba della serata con il live dei Justice, chiudendo con il synth-pop danzereccio dei Neon Indian, il live del dj madrileno Pional ed infine altro live con Scuba a chiudere la saracinesca dell'evento. Tutto ciò consapevoli di aver rinunciato a Real Estate, Forest Swords, St. Etienne, The Weeknd e chissà quanti altri. Poco importa, sarà per la prossima volta...
Tutto ciò che era bello la stagione passata lo sarà pure in questa edizione quindi concerti al parco confermati, concerti alla metro confermati, ed Apolo a pieno regime per feste di aperture e chiusura con Chairlift, Beach Fossils e ancora Black Lips. Se proprio vogliamo trovare una nota negativa ecco nell'evento conclusivo il diluvio universale ad aprire il concerto di Yann Tiersen ed il fuggi fuggi generale come ultima istantanea del festival ad imprimersi nella nostra mente...





(Edizione 2011)               (Edizione 2013)          

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