martedì 14 gennaio 2014

B-Side // Samaris, altra raffinata creatura dalla gelida Islanda


Se l'Italia veniva considerata terra di santi, poeti e navigatori, l'Islanda potrebbe essere l'isola dei vulcani dai nomi impronunciabili, cacciatori di balene ed autentica fucina di talenti che ha forgiato tra i tanti i qui presenti Samaris. Del perchè questa nazione con una popolazione inferiore a quella della nostra Bologna abbia una tal concentrazione di artisti di talento è dovuto, in particolar modo, ad una legge che negli anni Settanta garantì ai comuni la possibilità di aprire delle scuole di musica interamente finanziate dallo Stato, scaturendo così un fiorire di posti di lavoro riservati all'insegnamento, con docenti immigrati dall’estero. Le scuole di musica sono in numero rilevante, e circa il 70% dei bambini riceve un’istruzione musicale degna di nota..., studiando per diversi anni almeno uno strumento musicale e venendo incoraggiati a comporre ed a suonare insieme, sfruttando gli strumenti e gli spazi forniti dall'istituto; inoltre se a questo vogliamo aggiungere un clima che non sempre ti invita a stare all'aria aperta ecco che potremmo ottenere la genesi del trio di musica elettronica formatosi nel gennaio 2011 e composto dai giovanissimi Aslaug Run Magnúsdóttir (clarinetto), Þórður Kári Steinþórsson (computer) e Jófríður Ákadóttir (voce).
Il loro pronti e via gli ha consentito di vincere il concorso islandese Músíktilraunir nel 2011 il cui exploit è stato seguito da un EP chiamato Hljóma Gio che ha catturato l'attenzione del pubblico ed ha consentito loro di guadagnare il Kraumur Award. Un ulteriore EP autoprodotto, Stofnar falla nel 2012, è stato registrato negli studi dei Sigur Ros con Gunar Tynes dei Müm prima che il gruppo firmasse con l'inglese One Little Indian Records, con cui è stato realizzato invece l'omonimo Samaris, rilasciato nel luglio 2013, che ha unito i loro brani dei due EP precedenti usciti sul mercato islandese, includendo quattro remix.
Fare paragoni con i connazionali sembra quasi un esercizio obbligato, e almeno per quel che concerne i remix l'affinità con Mum e Gus Gus sembrerebbe a tratti palpabile. Come tutti gli artisti di quell'isola l'attaccamento alla terra d'origine è manifestato palesemente. Questo non fa difetto ai Samaris che tanto come i Sigur Ros per i loro testi traggono spunto da storie della quotidianità o della fantasia popolare: per esempio Viltu Vitrast è legato ad un racconto in cui gli abitanti di un villaggio invocano l’aiuto di un essere celestiale, ma hanno paura che questi non possa manifestare il suo potere sulla Terra; tutti i brani sono cantati in madrelingua, con liriche tratte da poesie islandesi del 19°secolo calate in atmosfere malinconiche, aliene, di una leggerezza ammaliatrice e legate alla stessa idea ritmica di base che per alcuni risulterà persin troppo ripetitiva e che imperversa nei brani Hljóma þú, in Viltu Viltrast dal quale fa capolino dietro l'elettronica con maggior frequenza il clarinetto che in altre occasioni si fonde con essa o si cela dietro le pulsazioni di Stofnar falla, VögguDub, Sólhvörf I/II, mentre in Kaelen Mikla utilizzano melodie più orientaleggianti. Góða Tungl è il loro brano di punta di cui è stato girato anche un apprezzato video a cura di Thora Hilmarsdottir.

by Sigu       







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