giovedì 23 gennaio 2014

La storia del Primavera Sound. Blur padroni dell'edizione 2013


A spasso nella storia del Primavera Sound siamo infine giunti a parlare di cronaca con la tredicesima edizione conclusa solo 6 mesi fa' e confermatasi, difficile a credersi, successo mondiale di pubblico, organizzazione e chiaramente performance musicali, fulcro intorno al quale ruota un evento che più genericamente potremo definire sociologico. Il 2013 segna l'addio allo sponsor nazionale con l'avvento della Heineken a liberare l'organizzazione dal fastidioso marchio ad accompagnare la nomenclatura ufficiale del festival. La birra bionda con sede Amsterdam si accontenterà del main stage situato a sud del forum (insomma, i vecchi Llevant e Mini) ingrandito ulteriormente per aumentarne la capienza e rendere la crescita un fattore costante dell'evento. Il risultato, connubio di gestione esemplare, line-up impeccabile degna di quello che un po' autoreferenzialmente l'organizzazione definirà da #bestfestivalever (con tanto di hashtag), e status "cool" consolidato di cui possono fregiarsi i possessori di abono, sarà il tutto esaurito da 170.000 presenze con l'ultimo abbonamento staccato a 215 € molte settimane prima della giornata inaugurale. Tra le poche pecche la rinuncia allo splendido scenario della semi-arena dell'ATP (per motivi di sicurezza) ed il collocamento di questo troppo a lato dell'Heineken con sovrapposizione talvolta fastidiosa delle esibizioni.




Come nell'edizione 2012 anche quest'anno si inizia un giorno prima, il mercoledì, e a rendere ancora più viva l'atmosfera da Primavera Sound ci sarà ad ospitare l'opening dell'evento proprio il Forum fino a ieri centro pulsante solo durante il cuore del festival. Attraverso l'unico palco aperto, ovvero l'arena del Ray-ban, si parte con l'indie rock band inglese The Vaccines a ricoprire il ruolo da prima donna preceduti e seguiti dalle atmosfere soft dei Guards e quelle più danzereccie dei baschi Delorean. Il ritorno nel recinto del forum il giovedì sarà così meno emotivamente coinvolgente ma certamente non meno faticoso con spazi camminabili, seppur di poco, ancora più estesi. A ricoprire il ruolo degli head-liner i Phoenix attesissimi dopo il meraviglioso Wofgang Amadeus Phoenix, molto meno dopo il mediocre Bankrupt!. Live in ogni caso impeccabile con il meglio della produzione recente della rock band parigina, un po' come sarà con The Postal Service di ritorno a dieci anni dall'unico album Give Up che verrà riproposto per intero. Gli outsider in quello che sarà il giorno con l'offerta più vasta e qualitativamente appagante non mancano: le sonorità quasi orchestrali dei Grizzly Bear, quelle psichedeliche dei Tame Impala che giungono forti del fenomenale album Lonerism, il rock lo-fi dei Deerhunter dell'onnipresente Bradford Cox, i suoni eccentrici ma mai coinvolgenti in versione live degli Animal Collective o l'usato strasicuro dei Dinosaur Jr. Il primo giorno, con le pile ancora cariche, si può pensare di dare tutto anche sul dance-floor soprattutto in considerazione di un'offerta da fare invidia al Sonar con Fuck Buttons, Four Tet, Simian Mobile Disco ed il padrone di caso John Talabot a chiudere le danze. Il venerdì, invece ha un unico protagonista, i Blur. Prima band annunciata ed indubbiamente assoluta regina del festival per tutti coloro che, seppur giovani, hanno attraversato l'ondata brit-pop rimanendone indelebilmente segnati. Damon Albarn che ad invecchiare non ci pensa proprio ripropone una versione accorciata del Parklive proposto per il concerto Olimpico senza scontentare anima. Altro evento atteso, a seguire, il ritorno live del duo The Knife che proporrà uno spettacolo tra i più coinvolgenti dell'intera tre giorni accompagnato quasi esclusivamente dalle note del recente Shaking The Habitual più qualche chicca come One Hit e Silent Shout. Ad aprire la giornata, l'ardua scelta tra il classico, The Jesus and Mary Chain, il cool, James Blake, oppure, come nel nostro caso, l'out-sider, Daughter. Tra le perle il ritorno delle Breeders in versione Last Splash. Il sabato sarà sfortunatamente caratterizzato dai forfait di Sixto Rodriguez e Band of Horses a dimezzare gli headliner di giornata. Regolarmente in scena l'attesissimo ritorno dei My Bloody Valentine freschi del nuovo album m b v a ventanni dall'ultima pubblicazione che però dovranno dividere la scena con il duo elettronico Crystal Castles che calamiterà quasi tutta la nuova generazione stipando come mai visto prima un Ray-ban inaspettatamente inadeguato. Poca competizione (ma di qualità) invece per lo spettacolo di Nick Cave & The Bed Seeds in grado di sfornare ancora dischi di grande fattura come dimostrato dal recente Push the Sky Away. Un altro festival giunge così al termine accompagnato dall'ottima performance degli Hot Chip e chiuso dall'usuale dj set di Dj Coco.
La sala Apolo rimane la location per eventi indoor di apertura e chiusura formendo una line up ogni anno più coinvolgente. A spiccare quest'anno il ritorno dei Veronica Falls, Parquet Courts, Poolside, The Haxan Cloak, Deerhunter, Merchandise, più il secret-show, sorpresa di questa edizione, offerto da The Breeders. Ovviamente per i più tenaci confermata la riproposizione delle offerte cittadine con esibizioni tra i verdi giardini e le più caratteristiche stazioni della Metro.

Qui trovate il report della nostra partecipazione relativa ai giorni giovedi, venerdì o sabato.





(Edizione 2012)              

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