martedì 19 novembre 2013

BEST NEW // Gesaffelstein - Aleph


Genere: Techno, EDM,
Etichetta: Parlophone
Pubblicazione: 28 ottobre 2013
Voto: 8


Per coloro che associano l'estetica ad un unico senso in grado di palesarsi solo attraverso linee e colori, rapide pennellate o decisi colpi di scalpello ecco un pamphlet fatto di note e minuti (cinquantasette) piuttosto che di pagine ricolme di intenti e figure. Noto all'anagrafe di Lyon come Mike Lévy, Gesaffelstein è un ragazzo dallo spiccato senso artistico che sforna con Aleph un debutto rifinito, patinato ed un po' snob ma anche altrettanto potente ed autoritario. Arricchendolo di giorno in giorno fin dal 2011 tra EP e remix di prestigio (Tiga, The Hacker, Miss Kittin), Monsieur Lévy oltre a tradire un'orgogliosa origine ebraica ci consegna un ulteriore prodotto della école EDM francese la quale, a questo punto, non può certo dirsi preoccupata in tema di ricircolo... Non stupisce affatto quindi che il nome di Mike figurasse anche nell'Accademia di Kanye West, da sempre attento a far camminare di pari passo musica e stile, in occasione della stesura di Yeezus. E così tra i vari Vernon ed i compaesani Daft Punk e Brodinski (pure compagno di dj-set) chi nell'atelier aveva il compito di rifinire l'opera era proprio Gesaffelstein e dal momento che le sue due produzioni (Black Skinhead e Send It Up) sono tra le più vigorose dell'intera opera si può dire che Yeezy sappia anche come valorizzare i giovani talenti (o viceversa?).
Ora possiamo affrontare Aleph liberati da quell'occhio diffidente che avvolge qualunque esordio e considerarlo un semplice e naturale passaggio verso la maturità. Sebbene il ferro battuto e le martellate sull'incudine rovente ne siano il chiaro marchio del fabbrica, il prodotto finito si presenta come blocco di marmo rifinito e risplendente su un piedistallo tanto nero quanto lucido con solo le iscrizioni in oro ad impreziosire ulteriormente l'opera in maniera quasi arrogante, se possiamo permetterci.
E così inizia questo viaggio attraverso un repertorio consolidato e riconosciuto fatto di techno battente, synth struscianti e fini rielaborazioni elettro-mitteleuropee più qualche suggestiva e funzionale fuga ambient. E' la voce di Chloé Raunet in Out of Line ad introdurci dinnanzi al fatto compiuto che diventa immediatamente palpabile nel primo singolo Pursuit nato con l'unico intento di sradicare il più stabile dei dance-floor; urla come ruggiti e pause teatrali che faranno la fortuna anche dell'altro singolo Hate or Glory, della travolgente Obsession ed infine della maestosa e serafica title-track, cuore pulsante di Aleph. I restanti substrati non mancano di solidità e così sono Destination e Helifornia a rendere omaggio agli arrondissament più periferici e devoti alla cultura Hip-Hop (ma anche a Kanye). L'EDM dreamy di Piece of Future, Values e Perfection ci ributta con classe ed un briciolo di nostalgia tra gli anni '80 e la fine degli anni '90; la lezione ambient di Nameless è macchiata "solo" da un plagio che appare palese od incredibilmente casuale (Visonia - Rain of Petals) mentre, forse eccessivamente su di giri, Dual è l'unica traccia a lasciare perplessi e sbordare dai lati. Se di difetto trattasi risulta certo veniale per un'opera potente che darà il suo verdetto definitivo solo quando gli ultimi battiti avranno cessato di far tremare le piste da ballo.






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