lunedì 11 novembre 2013

C2C13 // Le 10 meraviglie del Club To Club 2013





Ed eccoci qua a raccontare la cronostoria del nostro Club To Club sotto forma di classifica degli eventi che, se avevate il vostro bel biglietto, proprio non dovevate perdervi... Un presupposto è d'obbligo: il nostro piccolo ma onorevole blog fa della musica una passione sterminata e non un lavoro quindi la qui presente chart si basa su ciò che più abbiamo apprezzato con i nostri occhi di questa tre giorni (quattro veramente, anzi cinque se calcoliamo anche la preview di Mount Kimbie, fuori concorso) e non su ciò che è stato detto o decantato. Chiariamo a priori che i vari Andy Stott (unico grandissimo rammarico), Nina Kravitz, Rustie (perso per la terza volta, due C2C ed un PS...) non compaiono solo per motivi di mera sopravvivenza o di scarsa attitudine alla bilocazione. Detto questo...



tEN // Koreless

Catapultati all'Hiroshima attraverso la porta spazio-temporale che univa le due location del venerdì ci troviamo con leggero ritardo dinnanzi alla giovane stella del post-dubstep britannico. Sebbene la Sala 2 probabilmente non rendesse giustizia al giovane omone Galles (ma con base Glasgow) tanto per dimensioni (ed il forfait di Todd Terje non ha certo agevolato) quanto per acustica, le sonorità ipnotiche, fatte di lievi sospensioni e collage vocali ridotti all'essenziale ci entrano dritte nell'animo ancor prima che nelle orecchie. Ci congratuliamo con Roberts Lewis che ci ricambia con un largo e prolungato sorriso che lasciava intendere quanto la soddisfazione fosse tanto nostra quanto sua...



nINE // Machinedrum

Difficile valutare l'operato live di Travis Stewart alle quattro del mattino del terzo giorno e dopo essere passato sotto il treno in corsa dei Modeselektor ma se i cinque minuti che volevi regalarti con Machinedrum si trasformano in dieci, quindici e poi mezz'ora, tutte le aspettative che accompagnavano il più metropolitano dei dischi drum'n'bass di ultima generazione non sono state disattese sconfiggendo stanchezza, acustica non ottimale, nebbia e condizioni atmosferiche improbe...



eIGHT // Fuck Buttons

Dopo la mezz'ora iniziale nel Primavera 2010 e quella finale dello scorso maggio ecco finalmente per intero il duo più atteso e per di più direttamente nel salotto di casa mia. Ma se l'amore è cieco certamente non è sordo e la performance degli autori dello splendido Slow Focus non è perfetta ed in realtà mai lo è stata. Le percussioni live aggiungono un ingrediente in più ad un'esibizione fatta di droni a forma di saette chilometriche e poco della mano del duo from Bristol. Se poi continuano ad ostinarsi a non premiarmi con Lisbon Maru è ovvio che il podio rimanga una chimera...



sEVEN // The Field

La musica davvero buona è per pochi il chè giustifica le poche centinaia di persone che hanno potuto godere della consolidata formula fatta di loop estesi e variazioni minime ma sufficienti a gettarti in uno stato di catarsi cui The Field a scadenze fisse ci ha ormai abituati ed invero un po' viziati. Anche se Alex Willner non è certo un "one man show" trascina folle sa certo come metterti a tuo agio  soprattutto se le location sono il Buka di Milano e l'intimo spazio del Motor Village quasi a rendere il concerto una sorta di opera contemporanea site-specific. Un'oretta risulta sempre poco ma sufficiente per proporre 4 tracce del recente Cupid's Head più una manciata di classici per intenditori...



sIX // Factory Floor

La sorpresa che non ti aspetti. Tanta gavetta molti singoli e finalmente il primo album (omonimo) a premiare anni di sforzi. Tutt'altro che apprezzati nel Primavera Sound 2011 il trio post-industial sbalordisce con un live incredibile di solo cinque interminabili tracce tra cui i singoli Fall Back e Turn It Up in versione estesa (sebbene già di loro non propriamente brevi...). Il genere risulta poi adattarsi in maniera naturale nella splendida cornice delle OGR, uno dei punti forti di questo C2C13 che ci auguriamo possa consolidarsi negli anni. Se ciò non bastasse, avere al proprio fianco James Holden con cui condividere il live del trio londinese può risultare un valore aggiunto non di poco conto...



fIVE // Forest Swords

Non certo un evento mainstream ma ugualmente da molti considerato imperdibile soprattutto dopo l'ottimo recente ritorno di Matthew Barnes con Engravings, personalmente una tra le opere migliori di questo 2013. La solita apprezzata location dell'auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ci obbliga a causa della scarsa capacità ad arrivare con lauto anticipo. L'attesa ci ripaga con gli interessi e l'erede di Kuedo che qui sempre di sabato suonò nella passata stagione ci offre accompagnato da basso, a dir vero ben poco invasivo, una rivisitazione molto personale del genere ambient in chiave dub e/o dark senza tuttavia privarci di alcune perle tra cui a risaltare è Miarches, il singolo più noto di Dagger Paths...



fOUR // Modeselektor

L'orario era certamente dalla loro potendo attingere sia dal pubblico talabot-tiano sia dagli amanti delle ore piccole ed in attesa delle tetre e calde sonorità di Andy Stott ma il duo di Berlino è andato oltre ogni più rosea previsione non facendo rimpiangere l'assenza di Sasha Ring e dimostrando una volta di più il perchè Thom Yorke straveda così tanto per loro. La performance di Gernot Bronsert e Sebastian Szary è travolgente e coinvolgente fatta di ritmi galoppanti e corredata da loro grandi classici e perle senza tempo come la That G-String Track di Schlachthofbronx proposta a fine sessione. Idealmente la festa di fine evento.



tHREE // Jon Hopkins

Pochi dubbi, il live più atteso. La curiosità di vedere tradotto in versione concerto uno tra gli album più travolgenti dell'anno aveva reso denso di attesa il vuoto spazio delle OGR. Beh, le aspettative non sono state disattese ma certamente suonare tre minuti dopo l'impressionante live di James Holden può aver tolto un briciolo di lucidità ad un pubblico ancora frastornato (io tra questi). Solo qualche minuto di empasse e la magnificenza di Immunity si mostra in tutto il suo fascino strisciante e conturbante. Attimi di dolci quanto melanconiche melodie incantate si alternano a rincorse battenti e mordenti. Dopo James Holden con Jon Hopkins il mondo poteva fermarsi lì.



tWO // Four Tet (aka Burial)

Vogliamo parlare dello stratosferico live rivisitato di Kieran Hebden che è riuscito a far brillare gli occhi anche ad un suo fan fino a ieri solo discreto o vogliamo parlare del fatto che Four Tet è Burial. Questo almeno ha fatto intendere il produttore londinese facendo comparire sullo schermo, circa a metà sessione, il nome di Burial quelle tre o quattro volte sufficiente per sbigottire gli amanti dell'enigmatico genio del 2-step (ed eccomi di nuovo lì). Il sorriso birbante di Kieran a domanda precisa a molti è parsa un'ulteriore conferma indiretta. La palla passa a William Bevan, se ci sei batti un colpo...



oNE // James Holden

Nessun dubbio Mister Club To Club 2013 è lui, James Holden. Probabilemente già solo per i due eventi presi singolarmente avrebbe potuto tranquillamente occupare il posto d'onore nella nostra personalissima classifica. La somma delle due lo ha nella realtà dei fatti trasformato in un'icona di questo festival. Non poteva certo chiedere una cornice migliore del Teatro Carignano per presentare l'incredibile live di The Inheritors, da lui abilmente orchestrato accompagnato da una batteria perfettamente in sintonia e con una sapiente selezione di tracce per un'opera a tratti meramente sperimentale. Da stropicciarsi occhi ed orecchie. Per quanto concerne il venerdì ecco un James Holden semplicemente impeccabile, sempre sorridente e goduto rendere omaggio al festival snocciolando temi di artisti presenti tra cui Koreless, Four Tet e per concludere la sua meravigliosa The Caterpillar's Intervention vero inno di questo meraviglioso #C2C13





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