giovedì 13 giugno 2013

BEST NEW // Boards of Canada - Tomorrow's Harvest


Genere: IDM, ambient
Etichetta: Warp Records
Pubblicazione: 10 giugno 2013
Voto: 8


Non è stato facile riuscire ad far combaciare o almeno ad omologare lo scarso amore dei fratelli Sandison per le luci della ribalta, quasi al limite dello scostante, con la nuova moda del 2013 in fatto di marketing discografico che prevede, come nel caso ancora più eclatante di Random Access Memories, un bombardamente mediatico, talvolta sottile talvolte massivo. Il risultato, almeno in questo caso ha davvero soddisfatto tutti. I Boards of Canada mantengono avvolta nell'ombra la loro immagine mentre la Warp Records si frega le mani per essere riuscita a calamitare le bramose attenzioni degli innumerevoli fans degli Scottish bros (sono sempre stati così tanti?), che con l'uscita di Tomorrow's Harvest si riscoprono nell'Olimpo dei progetti elettronici di culto senza probabilmente averlo mai desiderato. Detto questo Tomorrow's Harvest è un album di sensazioni o meglio, "l'album delle sensazioni", e se si ha come si dovrebbe, la pazienza, non solo di  ascoltare l'intero album, ancora ed ancora, ma di permettere che questo penetri senza fretta, nei lati più oscuri della nostra personalità, lasciando che sia il nostro animo a mostrarsi cartina tornasole della nostra sensibilità, e perchè no, visione del mondo, allora forse riuscirete ad apprezzare la grandezza dell'evento. Se oltre alle nostre reazioni dobbiamo anche far fronte ad un prodotto volutamente enigmatico, pregno di trabocchetti ed elementi subliminali che sconfinano nel mondo della numerologia, gli ascolti devono necessariamente aumentare, raddoppiare, e, senza sconfortare nessuno,in ogni caso, non riusciremo mai ad avere la visione completa del quadro, troppo legata al nostro già labile equilibrio psico-fisico. Tomorrow's Harvest con queste premesse parte da dove terminava otto anni fa The Campfire Headphase, forse proprio per quanto appena detto, apprezzabile appieno solo oggi. Un viaggio nei sensi, introspettivo, attraverso un territorio più spirituale che reale fatto di ritmi lievi se non inesistenti che fluttuano appena e che sembrano decidere in maniera autonoma se virare in un mondo di ghiaccio e crateri extraterreni o attraverso sentieri di verdi foreste in cui il sole penetra appena, ma quanto basta per indicare una direzione. Più spesso il primo che il secondo. E così tutto ci lascia pensare che se Eddie Vedder non ci avesse messo il suo pregiato zampino, sarebbe dovuto toccare ai Boards of Canada accompagnarci in viaggio con Christopher McCandless negli struggenti, sognanti ed evocativi terreni di Into The Wild. Malinconici sì, ma ricchi di altrettanta speranza. E così ci sono le fredde ed inabitate lande di Reach For The Dead, White Cyclosa e Cold Earth, i meditati allunaggi di Telepath, Uritual, e Split Your Infinities, lunghe passeggiate senza meta se non la nostra coscienza in Come To Dust e Sick Times, scorci di sole e paesaggi memorabili negli occhi di Nothing Is Real e New Seeds ed infine tramonti bucolici con Sundown e Jacquard Causeway. E di paesaggi se ne potrebbero scorgere altri ancora, muri di roccia, steppe desolate e laghi di neve e ghiaccio bagnati dal sole. Insomma, in un mondo sempre più metrolitano e dai ritmi incessanti, ecco la porta verso quel mondo parallelo che molti di noi auspicano di inforcare un giorni, lì, lontano soltanto 60 minuti...










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