martedì 18 giugno 2013

REISSUE // Four Tet - Rounds


by Sigu


In occasione del suo decimo anniversario, la Domino Records ha ripubblicato l'album simbolo di Four Tet, Rounds, in vendita dal 13 maggio scorso. La ristampa conterrà la versione di dieci anni fa, così come un live set registrato a Copenaghen circa un anno dopo l'uscita dell'originale."È elettronica, ma non sembrerebbe"; Così tuonò Kieran Hebden, londinese classe 1977, aka Four Tet, nel presentare Rounds durante la pubblicazione che avvenne il 5 maggio 2003 nel Regno Unito, ed il giorno dopo negli Stati Uniti. Esso fu ed è la sintesi di come gli strumenti immagazzinati in un computer portatile e le tracce registrate nel suo appartamento nel corso del 2002 e del 2003, utilizzando un vecchio Dell con tanto di software rotto, possano dare luogo ad un grande album. Egli è sempre stato attirato dai generi musicali più disparati, ma l'attenzione si tramutò in professione concretizzandosi ai tempi dell'università: potendo provare con la sua band solo durante la finestra delle vacanze cercò altre strade per sfruttare al meglio questa passione. Queste non lo portarono poi così lontano, ma direttamente nell'area della sua camera che risultò adeguata ai suoi fini: ascoltare il free-jazz e svilupparlo con una visione personale del lo-fi americano, e riconfigurare jungle, dubstep, techno ed house adattandoli al suo scopo. Rounds, che è sì sperimentale ma allo stesso tempo orecchiabile per un ampio pubblico, è un manifesto del carattere ciclico della sua musica basata su ripetizione e sfasamenti, ed apre con un battito di cuore canino ma anche con la classe di Hands. Con She Moves She dimostra di essere in grado di portare all'ascolto, destrutturare e miscelare qualsiasi suono immaginabile presente anche nell'impercettibilità di First Thing; My Angel Rocks Back and Forth è contraddistinta dai ritmi ondulatori dettati dall'orchestra virtuale, il pianoforte che trasmette un senso di malinconia di Unspoken che inizialmente conteneva una melodia differente, cambiata per motivi di copyright perchè tratta da Winter di Tori Amos. As Serious As Your Life is much more joyous che scorre anch'essa con grazia e signorilità, ed infine la chiusura trasognante e meravigliosa di Slow Jam che da sola rende ancor più ridicole le esternazioni di chi bolla il genere elettronico come un qualcosa di puramente asettico.







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