lunedì 21 luglio 2014

BEST NEW // A Sunny Day In Glasgow - Sea When Absent


Genere: Shoegaze, Phychedelic Pop, Ambient
Etichetta: Lefse Records
Pubblicazione: 24 giugno U.S.A. / 11 agosto Europa
Voto: 8


Dal lontano 2006, anno di fondazione del progetto A Sunny Day in Glasgow, nulla è rimasto più lo stesso: la band si è trasformata in collettivo a progetto con i suoi componenti a girare più di una porta scorrevole, i tag per definirne il genere hanno subito continue evoluzioni partendo da uno shoegaze dalla chiara influenza Shields-iana mutando di volta in volta direzione quasi ad assorbire tutti gli stimoli esterni ed interni al gruppo stesso accarezzando in maniera sempre più decisa e convinta la componente rock, pop nelle sue versioni dream prima e psychedelic poi, fino a sfociare nell'ambient estremo a due passi (prima od oltre) dal chill-out. Il sole nel frattempo a Glasgow ha seguito le stesse evoluzioni e gli stessi sconvolgimenti lasciando spazio ad ogni tipo di rivoltamento meteorologico. Pure le abitudini sono cambiate. Una volta ci si riuniva strumenti in mano a gettare le basi per un nuovo lavoro mentre oggi sono le mail ad anticipare idee e sonorità e ad unire gli adesso 6 componenti della band che per i motivi più disparati si trovano sparpagliati tra Philadelfia, New York e Sydney. Tutto è cambiato... o quasi. Ben Daniels infatti a distanza di anni continua a essere il collante del collettivo e si è trasformato in quel sole che a Glasgow avranno visto in pochi (oltre al co-fondatore Ever Nalens che lì ci ha vissuto) e che si è fatto carico del processo creativo della quarta creatura. Ma Sea When Absent nasce anche sotto una nuova stella dal momento che la produzione di quello che senza dubbio risulta il lavoro più atmosferico, più eterogeneo ed innovativo e, di conseguenza, anche il migliore, è stato affidato in "outsourcing" a quel Jeff Zeigler noto a Philadelphia per aver fatto prendere il volo alle opere dei due mostri contemporanei della città Kurt Vile e Adam Granduciel (The War on Drugs). Il risultato è grandioso nel suo equilibrio tra caos ed armonia e gli arrangiamenti risultano come mai prima il vero valore aggiunto. Anche le voci delle new entry Jen Goma (The Pains of Being Pure At Heart) e Annie Fredrickson sembrano contribuire ad alzare ulteriormente l'asticella di un lavoro che probabilmente offre con la ruggente Byebye, Big Ocean (The End), la geometrica dissonanza di In Love with Useless (The Timeless Geometry in the Tradition of Passing) e la più placida Crushin' il miglior quarto d'ora iniziale dell'intera stagione 2014. Con MTLOV (Minor Keys) l'aria di festa è ancora palpabile ed avvolgente e ci concede un attimo di tregua solo con l'avvento The Things They Do To Me che permette con i suoi ritmi più compassati di apprezzare anche la componente sintetica, discreta ed incantatrice al contempo. La ricchezza di dettagli si percepisce progressivamente, di ascolto in ascolto soprattutto con il dissolversi di quell'atmosfera futur-fiabesca ed un po' oppiacea dei primi giri sul piatto. Dopo un fisiologico stato di impasse la fiaba diventa sogno con il trittico dream-pop più industrial in costante crescendo The Body, It Bends, Oh, I’m A Wrecker e Golden Waves che agevolerà il ritorno ad una cardio-frequenza più rilassata ma che non  sradicherà l'istinto di regalarsi a breve un altro ballo...








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