mercoledì 12 giugno 2013

INTERVIEW // Rostam dei Vampire Weekend ci parla dell'ultimo album


A qualche settimana di distanza dalla pubblicazione, torniamo a riascoltare, Modern Vampire Of The City (XL Recordings), ovvero, al momento, uno tra i migliori prodotti di questa stagione, che confermano i Vampire Weekend come una tra le band più acclamate degli ultimi anni e che con il terzo riuscito disco guadagnano la ormai definitiva consacrazione. Le settimane catalane non hanno fuorviato i nostri gusti e le 12 tracce del quartetto newyorkese risultano ora, come allora, parte di un piccolo capolavoro (che magari un giorno diventerà grande). Dunque, quale occasione migliore per andare a raccogliere e riproporre la recente intervista rilasciata dal co-leader Rostam Batmanglij alla rivista go-mag e tradotta integralmente per voi?



Le canzoni degli altri dischi sembravano pensate più per il live. Queste (ad eccezioni di un paio, specialmente Diane Young) è l'album di studio della band per definizione.
Non l'ho mai vista in questa maniera. Perchè lo pensa?

Sembrerebbero composizioni più elaborate, meno immediate. E il ritmo generale è più lento
Cambia il ritmo ma non credo che sia più lento. Mick Jagger disse una volta una cosa sulla quale non sono d'accordo: che gli risultava facilissimo scrivere ballate ma tremendamente difficile scrivere buone canzoni 'up tempo'. Io non credo che la difficoltà di una canzone risieda nella sua rapidità. Noi ci facciamo guidare dalle nostre canzoni. Non eravamo pienamente coscienti di che tipo di album volevamo creare.

Però continuo a vederlo come un album da ascoltare a casa. Più per rilassarsi che per sfogarsi.
(Silenzio)

Non so, può essere che mi sbagli.
No, non del tutto. Si, può essere che questo disco sia più rilassato che i precedenti. Probabilmente un riflesso di ciò che ci interessa in questo momento

Anche le sonorità sono diventate più oscure.
Già. In questo album c'è tensione, come nella art-cover, c'è nebbia intorno a qualcosa di indefinito. Non so, ha a che vedere con le decisioni che ci tocca fare crescendo.

Il mondo ora è più triste che nell'epoca del vostro primo album, che suonava più ottimista. Forse questo è ciò che riflettono le vostre sonorità attuali.
Assolutamente. Però sarebbe un errore dire che adesso siamo più pessimisti. Siamo più realisti. Ci rendiamo maggiormente conto di ciò che ci ruota intorno. Più cresciamo più rimaniamo coinvolti dal contesto.

Nelle vostre canzoni parlate normalmente di situazioni personali e quotidiane. Come si riflettono queste cose che tanto vi influenzano?
Io credo che i nostri brani siano sempre stati influenzati dalla situazione politica e sociale che manifestiamo però in maniera sottile. I nostri messaggi non sono ovvii ne vogliamo martellare la testa non un'idea. Quando sei troppo ovvio generi sempre reazioni negative. Non riesci a convincere nessuno se risulti pesante.

Il vostro ultimo disco è meno influenzato dai ritmi africani, o world music se preferite, rispetto ai precedenti.
Può essere, c'è meno Africa nella superficie del disco, ma le cose che ci piacciono di più della musica africana continuano ad occupare una parte importantissima della nostra musica. Risiede nella radice di ciò che facciamo.

Nel vostro disco precedente c'erano più registri di voce. Avete cercato un tono più lineare e sobrio per questo?
Rimaniamo influenzati dalle canzoni classiche, ed in tutte queste la voce è l'elemento fondamentale perchè da energia alla registrazione. Me ne sono reso conto col tempo ed ha influito nella mia maniera di cantare. Il mio intento è di fornire con la mia voce una energia studiata per ogni canzone. Che offra differenti livelli di intimità. In questo album volevamo che la voce offrisse, una volta di più, un'energia speciale. Come nei temi classici che ascoltiamo.

E non avete più il suono marcatamente californiano di prima...
In questo disco c'è un suono newyorkese, però non è tanto facile distinguere in questa città una musica che definisca bene questo suono, come in California. Ci sono tante varietà. Questo è ciò che ci influenza. Vogliamo assorbire sonorità da tutto il mondo. Il brano Hudson ha un suono che evoca New York. Non so perchè ma ci fa pensare a questa città.

Hudson è la canzone più triste che io abbia ascoltato dei Vampire Weekend.
Volevamo esplorare qualcosa di nuovo per noi che mai avevamo suonato. E dopo c'è la storia: il fiume Hudson prende il nome dall'esploratore del XV secolo che l'equipaggio della sua imbarcazione abbandonò in una botte in mezzo all'oceano, dopo un ammutimanento. Di lui non si seppe più nulla. E' una storia triste e misteriosa.

Da dove arrivano questi cori così barocchi?
E' una mia arma segreta e non ti racconterò il trucco. Però ti dirò una cosa, sono reali. O almeno una volta lo sono stati...

Dite che la vostra musica è semplice ma con un processo di composizione complesso.
Io, come compositore, cantante e produttore di questo album, sento che rifletta una libertà  mai vista. Prima lavoravamo condizionati dal tempo e dalla produzione. Arrivavamo allo studio con le canzoni fatte e le registravamo. Ora per la prima volta andavamo in studio sapendo che potevamo fare ciò di cui avevamo voglia. E questa è la sensazione di libertà che volevamo trasmettere in questo disco.

Siete una tra le band con più successo al mondo e avete più tempo, denaro e possibilità che mai. Questo da più libertà ma anche più pressione?
Non funziona così. La pressione è sempre giunta da noi stessi.

La ripercussione mondiale del vostro ultimo album deve aver dato un po' di vertigini al momento di comporre...
Si, certo che la pressione di Contra si faceva sentire. Ma questo è sempre qualcosa di buono. E noi volevamo solo fare buone canzoni, e attento che ne abbiamo scartate 30 o 40 per questo album.

Volevate quindi 12 canzoni realmente buone...
Si, o meglio detto: 12 canzoni che ci emozionassero davvero.

Il vostro comunicato stampa parla di "culmine di una trilogia". Che cosa viene dopo?
Non lo sò. Quando incominciammo pensammo che sarebbe stato un sogno arrivare ad un terzo album. Ci siamo arrivati e all'improvviso ci rendiamo conto che i tre hanno molto in comune. Terminato il terzo sono emerse più limpide le connessioni tra il primo ed il secondo. Cosa verrà dopo? Non ne ho la minima idea.







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