mercoledì 17 aprile 2013

BEST NEW // Kurt Vile - Wakin On A Pretty Daze


Genere: Indie-Rock, Lo-Fi
Etichetta: Matador Records
Pubblicazione: 9 aprile 2013
Voto: 8,5


Nel mese in cui l'attenzione veniva catalizzata da ritorni mediaticamente ben più attesi e roboanti ecco l'opera che al netto di promozione, teaser, manifesti e premiere ci conquista maggiormente con l'unico strumento che conta davvero: la musica. Sia chiaro, i ritorni di The Knife e James Blake ci hanno ispirato sensazioni di ogni sorta ma non certo delusione; opere buone e molto buone ma alla fine, scomodando il buon Alexandre Dumas, rimane innegabile che sia la semplicità a smuovere i cuori profondi (e le alte intelligenze) ed aggiungo io, a scaldare gli animi più puri. Il rock di Kurt Vile affonda le radici nella storia della musica americana ribaltando l'immaginario del bello e dannato che da sempre ci accompagna creando così un punto di rottura con gli stereotipi del passato. Il cantautore di Philadelfia è sposato da dieci anni ed ha creato nella famiglia un culto che lo ha ripagato con eredi di cui una a noi già nota e comparsa nel video che accompagnava il brano Never Run Away. E poi l'attaccamento alla sua città natìa omaggiata con un murales creato ad hoc nella zona industriale da un progetto artistico locale e divenuto infine la art-cover a noi nota. Cosa resta allora della rockstar? Il capello lungo, l'animo lo-fi e l'alito di Neil Young, Bruce Springsteen e John Fahey che riecheggia nell'aria. Smoke Ring For My Halo ci aveva dato l'idea dell'apice di una carriera, di una piccola perla a sancire un tragitto già lungo 3 album ed invece il percorso ci avrebbe regalato ancora un panorama mozzafiato ai margini della costa orientale americana, ancora lontana da quei suoni synth così metropolitani ad inquinare una parte ancora incredibilmente viva di noi stessi. La Fender Jaguar nuova di zecca in mano, la sapiente spalla di John Agnello (già producer per le opere più recenti di Sonic Youth e Dinosau Jr) al proprio fianco ed il viaggio inizia con la traccia d'apertura, primo singolo e apparentemente title-track Wakin On A Pretty Day che ci accoglie e ci accompagna con estrema naturalezza in un mondo dalle tinte folk senza che i nove minuti del brano possano in qualche maniera turbarci e con quell'assolo di chitarra che potrebbe durare in eterno. In totale saranno undici canzoni più o meno dilatate in cui non un solo secondo risulta in eccesso. La capacità di cadenzare il ritmo in maniera più marcata senza ricorrere ad espedienti particolarmente elaborati emerge già con KV Crimes, altro papabile singolo che se la gioca solo nella prima metà con la voce quasi eterea di Was All Talk e l'incredibile doppio intermezzo musicale tra il melodico ed il malinconico di Pure Pain mentre a Never Run Away il titolo di singolo lo ha affidato lo stesso Kurt  Vile. Dalla seconda metà l'atmosfera si fa più rilassata con Too Hard aumentando d'intensità con la briosa Shame Chamber e raggiungendo l'apoteosi con Snowflakes Are Dancing, vero trait d'union tra l'opera precedente e la nuova vena creativa. Con Air Bud e Goldtone scendono lentamente i titoli di coda a sancire il trionfo della semplicità e della music for the music's sake. . .








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