lunedì 14 aprile 2014

REVIEW // Marzo 2014


Il mese che ci ha trascinato verso la primavera non poteva certo essere avido di uscite discografiche in grado di stuzzicare uno tra i sensi a noi più cari, e così eccoci inondati da piacevoli conferme, deliziose sorprese e qualche delusione tra cui la più roboante certamente rappresentata dallo sterile ritorno dei Metronomy con un Love Letters (5,5) su cui, nonostante l'amore per la band di Joe Mount, non siamo riusciti a celare il nostro disappunto. Tra le conferme invece a meritare il gradino alto del podio la più primaverile delle uscite con Atlas (8) dei prolifici ed ancora ispiratissimi Real Estate. Tra le pubblicazioni recensite percorso parallelo per Future Islands e Trust che sebbene probabilmente abbassino il livello qualitativo cui ci avevano abituati propongono con Singles (7) e Joyland (7) un'ottima rilettura dei propri lavori conquistando l'attenzione della critica in passato ingiustamente fugace. Quindi a chi regalare i restanti gradini del podio? Dal basso della nostra analisi ecco i tre lavori che si spartiranno le rimanenti piazze avvalendoci, nell'incapacità di decidere la più pregevole, del mero ordine di pubblicazione. Karen Marie Ørsted dietro il moniker di disperde l'incognita dell'hype che si porta dietro da un paio di anni trasformandosi in scommessa vincente ed una delle realtà più fresche del pop sintetico contemporaneo. No Mythologies To Follow (7,5) contiene una quantità sorprendente di motivetti accattivanti e contagiosi a partire dal già noto singolo XXX88, nato in collaborazione con Diplo, proseguendo con i più recenti Never Wanna Know e Don't Wanna Dance e questo solo per citarne un paio... Da un debutto ad un altro che parrebbe tale se non fosse per i sette album già alle spalle. Pochi gruppi sono riusciti dopo tanti dischi a ricrearsi un'immagine così vincente come il trio newyorkese dei Liars. Mess (7,5) sorge sulle ceneri di WIXIW, fatto in polvere dalla quantità di ascolti dedicati... A Mess On A Mission il compito di sostituire con profitto la bomba che fu No1. Agaist The Rush, per il resto, scoperta la formula segreta per aumentare gli adepti ecco elettronica a fiumi e batteria utilizzata a mo' di arma contundente, talvolta al risparmio (Vox Tuned D.E.D.) tal'altre a tutta (Mask Maker). Tutto un altro ritmo per il ritorno di Adam Granduciel leader dei The War on Drugs. Lost in the Dream (7,5) torna a rivendicare lo scettro del regno delle chitarre di una Philadelphia ormai contesa e divisa con l'ex compagno d'avventura Kurt Vile. Impossibile non ritenere la seppur pregevole opera un po' contaminata da questa perdurante bagarre stilistica sebbene non risulti difficile trovare perle in grado di aumentarne personalità e prestigio (Red Eyes, In Reverse su tutte) insieme ad un utilizzo più peculiare di cassa e sintetizzatori (vedi Under The Pressure o Disappearing o ancora l'ottima Burning). Da alcuni progetti ci si attende sempre il massimo ma poi pur ammettendone alcuni limiti impariamo ad amarli per come ci sono giunti e non per come ce li eravamo immaginati. Tycho suscita ormai sempre gli stessi sentimenti ed Awake (7) ci conferma innamorati del talento californiano, forse per le melodie oniriche o forse perchè ci appare come la trasfigurazione pseudo-dance dei BoC... Consueta elettronica strumentale che cavalca in versione live (con tanto di batteria e chitarra) shoegaze e post-rock. Il tridente iniziale Awake, Montana e L da solo ripagherà anche i più diffidenti della fiducia regalata... Mezza delusione rappresenta il ritorno dei prolificissimi The Men che abbandonano ormai del tutto l'irruenza degli esordi a favore di un Tomorrow's Hits (6,5) formalmente irreprensibile ma distante dai canoni ruvidi che avevano attirato la nostra attenzione. Per la rubrica "usato sicuro" riecco invece la rock band from Atlanta dei Black Lips che giunta al settimo album con Underneath The Rainbow (6,5) cerca quantomeno di confermare il numero di fans storici mescolando il classico garage-rock marchio di fabbrica con un formato più easy-listening. Il risultato è un album che non scalerà le classifiche ma che grazie a qualche traccia catchy come Boys In The Wood e Funny non renderà infelice nessuno.
Tra le band più irriverenti, graffianti e rumorose del momento di certo ci sono i Perfect Pussy premiati unilateralmente dalla critica per il punk contagioso di Say Yes To Love (7) in cui la leader Meredith Graves si mette a nudo spiattellando in modo diretto e coinvolgente la fine di una sua relazione (Interferences Fits) o "semplici" turbe più o meno vicine al mondo al femminile (Work, Driver). Per chi attendeva notizie dal collettivo Broken Social Scene ecco Kevin Drew giustificare il perdurante silenzio con la sua nuova opera solista, Darlings (7). Album più eterogeneo e delicato, con una produzione più complessa ed elaborata ed una cura dei dettagli in grado di fare la differenza. Nessun orecchio potrà rimanere impassibile alla perla Good Sex o alle sonorità sensualissime di It's Cool. Sorprende positivamente il ritorno degli Eternal Summers giunti con The Drop Beneath (7) alla terza e probabilmente più riuscita-uscita. Giunti ormai a piena maturazione la rock band della Virginia ci regala tutte le sfumature della loro produzione che varia dal post-punk di Gouge, all'alt pop di A Burial fino al pop quasi surf di Never Enough. Ad aprire il mese ci aveva pensato il più artistico dei dischi in concorso con Electric Balloon (7) opera seconda della formazione di Brooklyn Ava Luna le cui sonorità vi faranno impazzire e vi disorienteranno lasciandovi in balia del moderno R&B di PRPL o dell'art punk di Sears Roebuck M&Ms, senza dimenticare la intro Daydream chiaro omaggio all'estro di David Byrne. Pochi giorni dopo debuttava invece con ben altri ritmi la compagine inglese di Leeds Eagulls (album omonimo, 7) che all'arte preferiva la ferocia e le invettive senza peli sulla lingua. Per capire di cosa stiamo parlando vi basterà premere play ed imbattervi in Nerve Endings. Post-punk e hardcore che vanno  braccetto in Hollow Visions e Yellow Eyes in cui gli appassionati potranno scovare plurimi riferimenti storici del panorama britannico: The Clash, PIL ma anche The Cure e Joy Division. Per finire se avete un quarto d'ora di tempo (o poco più) ed una giornata storta da sistemare tenetevi buono l'esordio ufficiale (dopo diversi album casarecci) della diciannovenne Greta Kline aka Frankie Cosmos. Diversi i temi mordi e fuggi presenti in Zentropy (6,5) che vi ruberanno un sorriso ma Birthday Song rimane certo il più emblematico.





(Febbraio)          

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