mercoledì 2 aprile 2014

REVIEW // Metronomy - Love Letters


Genere: Electro-Pop
Etichetta: Because Music
Pubblicazione: 10 marzo 2014
Voto: 5,5


Un lavoro indifendibile. Ascoltarlo e riascoltarlo non si rivela funzionale ad apprezzare un album che si candida ad essere uno tra i più asettici della stagione e sicuramente, almeno al momento, certo della palma come più fragorosa delusione 2014 in considerazione anche e soprattutto dell'adorazione acquistata con il tempo e con estrema naturalezza dal predecessore The English Riviera, raccolta di brani catchy in cui, mi duole ammetterlo, il "migliore dei brani" di Love Letters avrebbe fatto fatica a ritagliarsi un posto. Che Joseph Mount, fondatore, cuore e mano dei Metronomy, avesse smarrito la brillantezza dei giorni migliori si era già annusato con I'm Aquarius, singolo piatto che rinviava a data da destinarsi l'avvento di un brano che se non proprio smuovesse gli animi profondi almeno suscitasse brividi lungo il corpo ed il desiderio di sgranchirsi le gambe. A paragonarli decisamente meglio The Upsetter, traccia apripista che del primo singolo pare una rielaborazione lucida e più smagliante. Quel synth-pop sbarazzino ed a tratti arrogante di chi sa di aver trovato la formula vincente si è già dissolto lasciando spazio ad una fantoccio dal retrogusto soft-rock cui persino la voce di Joseph Mount si adegua risultando per lunghi tratti flebile e sull'orlo di frantumarsi come nel poker horribilis formato da Monstrous, Month of Sundays, Call Me e The Most Immaculate Haircut. Quindi cosa salva il terzo album della compagine londinese dal macero? Della traccia iniziale abbiamo già detto dopodichè non possiamo nascondere che la title-track, nonchè secondo singolo, possegga quella vitalità tanto agognata e con la voce di Anna Prior finalmente di nuovo libera di ritagliarsi un ruolo meno spersonificante. Boy Racers evidenzia le radici più giocoliere di Mount che torna a divertirsi nella veste producer, utilizzando le consuete etichette che identificano il prodotto Metronomy mentre bisognerà attendere fino a Reservoir per scoprirsi vagamente abbagliati da cadenze ritmiche cui ormai ci avevamo messo una pietra sopra. Certo non mancheranno, come già non sono mancati, tentativi di porre l'opera oltre gli oggettivi (de)meriti ma la realtà dei fatti porterà Love Letters, terminati i consueti due o tre giri di prova, lì dove merita di stare, in fondo al baule dei ricordi passeggeri...






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