venerdì 21 marzo 2014

BEST NEW // Real Estate - Atlas


Genere: Indie-Rock, Pop-Folk
Etichetta: Domino Records
Pubblicazione: 4 marzo 2014
Voto: 8


L'immagine onirica che era nata sulle note dell'ottimo secondo album Days del 2011 esce ora rafforzata e ancor più ricca di dettagli che trascinano la mente in un futuro prossimo dinanzi alla band del New Jersey ad aprire una splendida serata di tarda primavera (catalana, perchè no?) ed una fresca birra a lenire il sole basso che invita ancor di più a socchiudere gli occhi per farsi trascinare nei paesaggi che il nuovo ottimo Atlas e la produzione dei Real Estate più in generale, richiama ad ogni brano... Martin Courtney e Matt Mondanile per il loro terzo album (il secondo via Domino) rifuggono cambi di stile ed introduzioni ipertecnologiche tanto in voga e perseverano nel più classico ed evocativo rock atemporale. I cambiamenti semmai ricadono a livello di collaborazioni e registrazione con l'avvento in pianta stabile di due nuovi membri Jackson Pollis (batteria) e Matt Kallman (piano) ad aggiungersi ad Alex Bleeker ed il contributo in fase di produzione da parte di Tom Schlick (già Rufus Wainwraight e Low) a fornire nuovi spunti e dirottare la band negli studi Wilco di Chicago (The Loft) per completare la neonata opera.
Come accennato Atlas è un disco fatto di paesaggi stesi con lunghe pennellate a sei corde e rievocati in maniera malinconica ma mai triste attraverso testi semplici ed ugualmente profondi e rinfrancanti. Il cielo, l'orizzonte (titolo anche di un brano), marciapiedi e case di periferia nelle parole di Courtnay ripetuti nell'arco dei 10 brani senza mai apparire ridondanti e ripetitivi così come la struttura dell'opera, essenziale ma ricca, ricchissima di dettagli.
A Talking Backwards in compito obiettivamente impossibile di sostituire la fenomenale It's Real del 2011 ma senza sfigurare e a cui segue come nell'album precedente l'unica traccia strumentale April's Song, una delle perle dell'album soprattutto a confronto con la rivale e banale Kinder Blumen.
Il resto è gioia per le orecchie dal primo fantastico brano, Had To Hear, che nulla ha davvero da invidiare ad Easy, passando da una The Bend dalla coda tributo ai primi Oasis, all'altro brillante singolo Crime fino ai soffusi riff di Navigator a rievocare il tramonto di un album che farà estrema fatica a stancarci e che ci dimostra ancora una volta come la bellezza possa appagare la vista ma sia la semplicità a smuovere gli animi più puri...






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