domenica 9 marzo 2014

REVIEW // Wild Beasts - Present Tense


Genere: Art-Pop
Etichetta: Domino Records
Pubblicazione: 24 febbraio 2014
Voto: 7


Sebbene la musica sia stata catalogata, a ragione, una delle sette Arti, non sempre la connessione tra arte e cantante, o band, ci risulta immediata ed anzi, in molti casi anche di grande rilevanza mediatica questa associazione appare al limite dell'offensivo. Il caso dei Wild Beasts invece appartiene di diritto al campo delle pertinenze e non solo per il facile confronto con le bestie feroci francesi di inizio '900 note come Fauves (guarda caso, al singolare, il nome dato dai fondatori Hayden Thorpe e Ben Little alla loro prima band) ma anche perchè nel genere musicale, altra coincidenza, denominato Art-Pop, rivediamo quegli stessi colori accesi, quelle vibrazioni e gli stessi soggetti che scaldano i nostri sensi alla vista di Calma, Lusso e Voluttà del maestro Matisse e più in generale di gran parte degli espressionisti europei. Ciononostante un prodotto artistico non è necessariamente, come in questo caso, sinonimo di opera d'arte ma può rimanere catalogata come la maggior parte delle migliori creazioni di arte contemporanea come un ottimo mezzo di intrattenimento.
Tra questi cataloghiamo Present Tense, album che mantiene quelle sonorità descritte a più riprese come sensuali, erotiche, esuberanti, stravaganti che ci hanno fatto innamorare del quartetto del Kendal fin dal singolo Brave Bulging Buoyant Clairvoyants ma in una versione più matura e stilisticamente contemporanea, a discapito forse di quell'immediatezza e spontaneità delle opere precedenti ed in particolar modo del fenomenale Two Dancers del 2009.
Un po' come successo per i Vampire Weekend i trenta sono entrati non solo nelle ossa del gruppo ma hanno portato maggior consapevolezza del mondo e probabilmente, come è normale che sia, tolto un po' di beata spensieratezza. Ciò ha indotto al cambio obbligato in cabina di produzione, dall'abituale Richard Formby al veterano Leo Abrahams già al lavoro con Brian Eno, Paul Simon, David Byrne, che con l'ausilio di Alex “Lexxx” Dromgoole (al tempo coinvolto nel mixaggio di Two Dancers e Smother) ha guidato la band verso i confini dell'elettronica, ormai passo inevitabile nelle stanze della contemporaneità. Wanderlust di tale svolta ne è il manifesto perfetto e in assoluto uno tra i brani migliori di cui la band ci abbiano fatto dono dagli esordi, con l'uso dei sintetizzatori a rendere il suono più robusto ed aggressivo. Purtroppo non sarà sempre così nonostante la chimica tra la voce grave di Tom Fleming ed il falsetto, più contenuto, di Hayden Thorpe continui a formare le colonne su cui si basa il successo del quartetto. A dimostrarlo l'incantevole delicatezza dell'altro singolo Sweet Spot che esalta il lato romantico e poetico della band come forse mai prima ed a cui si può appuntare solo il forte richiamo ai lavori del passato tanto che il brano si potrebbe supporre estratto da qualunque delle opere precedenti. Al lato tenero si scontrano frangenti di estrema cupezza come in a Dog's Life, brano che narra gli ultimi istanti di vita di un cane resi ancora più coinvolgenti dalle sonorità evocative che accompagnano il racconto. Come consueto tocca a Fleming occuparsi delle zone più oscure dell'album, con pregio in Nature Boy, un po' meno in Daughter. Impossibile non dare il giusto risalto anche alla splendida melodia di A Simple Beautiful Truth che esalta ancor di più l'assioma Thorpe-Flaming mettendo una forte candidatura come terzo singolo.
Sebbene Present Tense non possa aspirare artisticamente al livello di Two Dancers, non possiamo che benedire la presenza di un gruppo dalla peculiarità così spiccata e dalla capacità di colloquiare con la nostra anima in maniera così sincera e naturale che, indipendentemente dalla fattura del prodotto, sembra renderci ogni volta di più degli ascoltatori migliori...










Nessun commento:

Posta un commento

Translate