The Polar Dream è una band che tratta con disinvoltura il post-rock, il genere ambient ed instrumental. A
colpire molto è la loro provenienza che cozza con quella
dell'immaginario collettivo: il gruppo nasce a Guadalajara in Messico,
ma non v'è traccia alcuna di maracas e sombreri. Essi
sono quanto di più lontano offrono gli stereotipi nei confronti dei
messicani, ma è anche vero che rappresentano una vera eccezione nel
panorama musicale del loro Paese. Per
semplificare un po' le presentazioni, sono dei Sigur Ròs, di cui loro
sono grandi estimatori, senza Jonsi Birgisson, e meno cupi. Ma la loro
ispirazione non si ferma solo al gruppo islandese, ed a questo blasonato
nome dobbiamo aggiungere quello dei Mogwai, The Album Leaf, Mono.
L'ensemble
ha subìto una serie di stravolgimenti ma attualmente è composto da Alex
alla batteria, Chaka al pianoforte, glockenspiel, fisarmonica, Arturo
al basso, Oby al pianoforte, xilofono e chitarra, Kosmo chitarra,
tastiera, glockenspiel e fisarmonica.
La loro storia è relativamente breve: nata nel 2005, nel 2007
registrano il primo Ep, ma è formalmente nel 2009 che ha inizio. Dopo
aver superato vari problemi interni e cambiata la formazione si
avventurano nella produzione del primo album Follow me to the Forest, dove pur non facendoci udire parola esso si dimostra già in grado di farci attivare tutti i recettori. "La nostra musica non ha bisogno di
parole, ci piace raccontare le storie attraverso i suoni e gli arpeggi, non
abbiamo mai sentito il bisogno di interagire con testi cantati. Ci
piace credere che una canzone senza parole possa avere lo stesso
significato per persone che provengono da differenti parti del mondo", questo il The Polar Dream-pensiero.
Kiev ( Maggio 2013) risulta essere più dinamico rispetto al precedente, atteggiamento che viene espresso fin dall'inizio con Outro, e manifesta molte sfumature nel suono. Dieci tracce che ci guidano in questo viaggio sonoro, dove tutte le canzoni di questo album sono composte con una base di pianoforte. Chitarre,
Xilofono ed altri strumenti offrono atmosfere
morbide, mentre il basso e la batteria danno la giusta dose di forza e di
rumore, calibrata in ogni canzone. L'inizio energico scema d'intensità fino all'ultima canzone Goodbye, dove una melodia solenne ed un coro in stile
mantra ci avvolge e ci culla nonostante i rumori stradali in sottofondo.
Follow me to the Forest è più sensoriale, più ludico; c'è più l'intento di rievocare le
soavi bellezze naturali, ma in tutte e due i lavori si cercano i toni appropriati per completare un discorso orientato alla sensibilità e quindi costruirla, renderla più forte. Per il video di Caballos, postato qualche giorno fa sulla nostra pagina Facebook, Marcelo Quiñones ha suggerito e l'ha realizzato con il desueto formato cinematografico Super 8, creando un collage che è subito piaciuto alla band e che si sposa alla perfezione col tamburo galoppante che detta il ritmo.
Mentre il secondo che pubblichiamo qui riguarda il loro primo lavoro e
l'indissolubile legame con la natura che qui viene idealizzata e
proposta come pacifica, ma che loro sottolineano non nasconde sempre una
recondita violenza che essa stessa può generare con l'essere umano.
By Sigu
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