mercoledì 4 giugno 2014

PS14 // Report del Giovedì al Parc del Forum




Dopo il trauma da nubifragio del giorno precedente, che in ogni caso non ha intaccato lontanamente l'umore della nostra compagnia ma si è limitata al massimo a lasciare sul campo diverse paia di calzini ed a spiegazzare il catalogo della kermesse, gli occhi indugiano comunque più del dovuto sulle applicazioni meteo dei nostri dispositivi iOS nella speranza confermino le previsioni che indicavano il giovedì come giorno a basso rischio calamità... Nella mente il programma era chiaro, sognato ed agognato e carico di dettagli quasi come un dipinto: la colonna sonora che apriva le danze del nostro festival avrebbe dovuto essere opera dei Real Estate, col sole in faccia a corteggiarci, la brezza marina ad accarezzarci ed una prima bionda media a dissetarci. La realtà ci regalerà una copia perfetta dei nostri sogni e la indie folk band del New Jersey finalmente dinnanzi a noi al terzo tentativo: concerto non travolgente ma privo di pecche e la tanto attesa It's Real a regalarci il primo brivido della giornata. Settati in modalità risparmio energetico rinunciavamo al promettente live in Auditori del connubio A Winged Victory for the Sullen, non senza rimpianti, per immergerci lentamente nell'atmosfera sfilando di palco in palco a partire dal folk più dimesso e meditativo dei Midlake, sterzando poi nel punk-rock underground degli olandesi The Ex per ritornare poi in modalità fiesta con gli Antibalas in sottofondo. L'obbiettivo dichiarato di questo girovagare era l'intimo live dei Majical Cloudz ad inaugurare la prima delle consuete numerose sortite allo scenario Pitchfork. Devon Welsh ci appare così come lo abbiamo visto nei video, stessa compostezza, stessa voce calda e profonda ed anche stessa uniforme (pantalone nero e t-shirt bianca). L'esibizione ci distrae sufficientemente dal dimenticare per una mezz'ora la prima sofferta scelta ad attenderci al varco. Alla fine vince il richiamo della splendida Annie Clark alla comodità ed alla curiosità che varrebbero una sosta in attesa dei Future Islands. La scelta e la traversata del recinto del Forum ci premiano appieno regalandoci un live che a bocce ferme si guadagnerà il gradino più basso del podio. St. Vincent è classe, fascino, personalità ed il repertorio è sublime (cosa comunque nota) e snocciolato con trasporto e teatralità da diva navigata.





Il ritorno al Pitchfork è sufficientemente rapido da permetterci di toccare con mano l'esibizione dei Future Islands con la voce di Samuel Herring che esplode tutto ciò che resta della sua laringe nell'ottima Long Flight mostrandoci anche qualcuno dei suoi passi che lo hanno reso celebre. Mentre il popolo migra verso QOTSA noi prendiamo posto per godere con CHVRCHES di una tra le migliori realtà al debutto in questo Primavera Sound e non ci sorprende affatto che a pensarla come noi siano altre numerose centinaia di persone... Finalmente dopo averla scorta da lontano ad aprire i Depeche Mode a Milano ora Lauren Mayberry è lì a pochi metri, bella dolce ed apparentemente timida ma pronta a farci ballare con un decina di hits estratte dal fenomenale debutto synth-pop a cui, in verità, manca Tether, una tra le più attese e frenetiche... Non c'è tempo per la delusione perchè questo è il momento in cui chi non ha ancora raggiunto la spianata dei Main Stages si appresta alla transumanza per assistere a quello che risulterà per distacco il concerto più seguito dell'intero PS, tanto che persino la grande piazza a sud del recinto risulterà quasi inadeguata. Chi è innamorato perso degli Arcade Fire dai tempi di Funeral rimarrà diviso tra la delusione per l'esplosione quasi mainstream del fenomeno e la soddisfazione nel vedere la propria creatura degnamente esaltata, il che almeno conferma la vittoria della meritocrazia in almeno una delle sfere della nostra società. Si apre con Reflektor e gli occhi si fanno lucidi a più riprese con le diverse Neighborhood (Tunnels, Laika e Power Out) con l'intramontabile No Cars Go, la meravigliosa Afterlife fino alla perla di The Suburbs Sprawl II con cui abbandoniamo Butler e soci e la fiesta finale perchè sì, il Primavera Sound è fatto anche di compromessi e ci sono i Moderat ad attenderci... e metti che inizino il live proprio con A New Error... Lungo il tragitto attraversiamo il concerto dell'icona soul Charles Bradley giusto il tempo per sentire proferire la parola "love" un decina di volte e renderci conto che per migliaia di persone de gustibus non disputandum est, e gli AF non godono di stima universale...





Giunti all'ATP con già qualche centinaia di persone in attesa attendiamo solo un paio di minuti per sentire carburare la più attesa delle tracce (in versione extended) quasi il trio tedesco volesse premiare i propri irriducibili. Il concerto carico di adrenalina scorre veloce alternando, come i due album, minuti coinvolgenti ad altri più rilassati ma di qualità immutata. Chi ha rinunciato ai Disclosure (che tra Torino e Barcelona in 12 mesi saranno a tiro ben 4 volte...) incomincia a giungere solo a metà live mentre il Ray-Ban diventerà per la maggioranza dei festivaleros notturni punto obbligato di incontro (nonostante le ottime alternative Julio Bashmore, Lunice e Lasers) per il live dei Metronomy che inaspettatamente inizia di gran carriera spegnendosi di minuto in minuto nonostante la pioggia di perle proveniente da The English Riviera, il chè conferma l'incostanza, non solo creativa, della band di Joe Mount. Quasi terminate le cartucce ci regaliamo una mezz'ora in compagnia di Jamie XX nella speranza, alla fine disattesa, di rivivere le stesse emozioni dell'ultimo singolo Girl/Sleep Sound e delle creazioni più recenti. Il live è eccessivamente lento e le tossine della giornata non stimolate a dovere iniziano a depositarsi e ci invitano ad un ritorno anticipato anche in virtù del primo spettacolo del venerdì che ci inviterà a timbrare il cartellino al Forum già dalle 16...




Mercoledì                   Venerdì              

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