mercoledì 12 dicembre 2012

IN DIE HISTORY // Basement Jaxx


 By SIGU


I Basement Jaxx sono Simon Ratcliffe e Felix Buxton, con il primo molto più musicista dell'altro visto che Felix per sua stessa ammissione non sa suonare nessun strumento, e quando si trovano in studio spiega a parole le proprie idee per creare un tal suono o una tal melodia. Uno con una maggior visione d'insieme, l'altro più indirizzato a far sì che tutti gli elementi siano armonizzati, ebbero la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto per far sbocciare le loro originalissime idee. Londra è la capitale europea della musica elettronica, e precisamente da Brixton mossero i loro primi passi musicali; nel 1994 si respirava in tutto il vecchio continente aria nuova e la volontà di avvicinarsi a qualcosa di molto alternativo così  bazzicarono nei rave party e realizzarono brani come Be Free, Fly Life e Samba Magic, riversando durante la loro carriera la passione per i più svariati generi musicali che vanno dalla classica al jazz, dal rock al reggae, dal soul al funk, dal latin al folk, e chi più ne ha più ne metta, con l'attenzione non tanto rivolta al genere ma al feeling che con essa si crea. Ordunque, shakeriamo tutto questo nella Londra regina del melting-pot ed ecco ottenuti i Basement Jaxx.
Nel 1999 il primo album Remedy, come da titolo perseguì l'intento di rimediare alla stasi della house music ed arrivarono immediatamente le prime soddisfazioni internazionali: Red Alert e Rendez-Vu furono e sono due successoni anche grazie a dei video grotteschi che saranno anche in seguito un po' il loro marchio di fabbrica. La consacrazione arrivò con l'album successivo nel 2001: Rooty (33esimo posto secondo la classifica indetta da Pichfork per l'album del decennio), piazzò ai primissimi posti delle varie dance charts europee Where's Your Head At , Romeo (al 50 esimo posto secondo la rivista Pichfork) e Do your thing, con suoni più influenzati dall’r’n’b e dal funk e che dunque suonò più americano che europeo. Da segnalare l'appartenenza alla stessa casa discografica dei Prodigy, la XL Recordings, gruppo che proprio in quegli anni fece a dir poco sfracelli.
Nel 2003 venne alla luce Kish Kash che rispetto al precedente contiene più canzoni nel senso stretto del termine e si apre con una coinvolgente Good Luck, trainato da Lucky Star, mentre Crazy Itch Radio naufragò nel tentativo di proseguire quell’originalità che aveva in parte definito i precedenti dischi con una virata commerciale più attenta alla conquista del maggior numero di acquirenti possibile piuttosto che nel dare un'impronta innovativa. Con Scars (2009) si continuò sul solco già tracciato con campionamenti di brani famosi che si mescolano a suoni ed effetti elettronici avvalendosi di collaborazioni di prestigio come Kelis, Santogold, Sam Sparro e Yoko Ono.
Nel 2011 il frutto di un concerto ad Eindhoven, che li vede accompagnati dalla Metropole Orkest, composta da 60 elementi e da un coro di 20 voci, venne registrato e visto il proficuo esito, una parte di esso fu inserito sul nuovo album “Basement Jaxx vs. Metropole Orkest”,  per l’etichetta di casa Atlantic Jaxx, contenente oltre alla parte live anche alcuni episodi registrati in studio, tra cui diverse rivisitazioni di vecchi successi del duo. Mentre sulla scia del superbo lavoro che misero in atto i Daft Punk firmando la colonna sonora di Tron Legacy, i BJ fecero lo stesso con il fantascientifico Attack the Block.
Insomma, grandi artisti da dj set, dove apprezzano il trovarsi solo con un giradischi a far da filtro col pubblico, che rende il feedback con esso molto più diretto ma anche ottimi performer live, capaci di trasformare con qualche accorgimento ed un esiguo numero di figuranti il concerto in un piccolo spettacolo di varietà, a cui non mancano le interruzioni musicali e le interazioni con gli astanti, come dimostra appieno il video a voi offerto.






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