By SIGU
I
Basement Jaxx sono Simon Ratcliffe e Felix Buxton, con il primo molto
più musicista dell'altro visto che Felix per sua stessa ammissione non
sa suonare nessun strumento, e quando si trovano in studio spiega a
parole le proprie idee per creare un tal suono o una tal melodia. Uno
con una maggior visione d'insieme, l'altro più indirizzato a far sì che
tutti gli elementi siano armonizzati, ebbero la fortuna di trovarsi al
posto giusto nel momento giusto per far sbocciare le loro originalissime
idee. Londra è la capitale europea della musica elettronica, e
precisamente da Brixton mossero i loro primi passi musicali; nel 1994 si
respirava in tutto il vecchio continente aria nuova e la volontà di
avvicinarsi a qualcosa di molto alternativo così bazzicarono nei rave
party e realizzarono brani come Be Free, Fly Life e Samba Magic,
riversando durante la loro carriera la passione per i più svariati
generi musicali che vanno dalla classica al jazz, dal rock al reggae,
dal soul al funk, dal latin al folk, e chi più ne ha più ne metta, con
l'attenzione non tanto rivolta al genere ma al feeling che con essa si
crea. Ordunque, shakeriamo tutto questo nella Londra regina del
melting-pot ed ecco ottenuti i Basement Jaxx.
Nel 1999 il primo album Remedy,
come da titolo perseguì l'intento di rimediare alla stasi della house
music ed arrivarono immediatamente le prime soddisfazioni
internazionali: Red Alert e Rendez-Vu furono e sono due
successoni anche grazie a dei video grotteschi che saranno anche in
seguito un po' il loro marchio di fabbrica. La consacrazione arrivò con l'album successivo nel 2001: Rooty
(33esimo posto secondo la classifica indetta da Pichfork per l'album
del decennio), piazzò ai primissimi posti delle varie dance charts
europee Where's Your Head At , Romeo (al 50 esimo posto secondo la rivista Pichfork) e Do your thing, con
suoni più influenzati dall’r’n’b e dal funk e che dunque suonò più
americano che europeo. Da segnalare l'appartenenza alla stessa casa
discografica dei Prodigy, la XL Recordings, gruppo che proprio in quegli
anni fece a dir poco sfracelli.
Nel 2003 venne alla luce Kish Kash che rispetto al precedente contiene più canzoni nel senso stretto del termine e si apre con una coinvolgente Good Luck, trainato da Lucky Star, mentre Crazy Itch Radio
naufragò nel tentativo di proseguire quell’originalità che aveva in
parte definito i precedenti dischi con una virata commerciale più
attenta alla conquista del maggior numero di acquirenti possibile
piuttosto che nel dare un'impronta innovativa. Con Scars (2009)
si continuò sul solco già tracciato con campionamenti di brani famosi
che si mescolano a suoni ed effetti elettronici avvalendosi di
collaborazioni di prestigio come Kelis, Santogold, Sam Sparro e Yoko
Ono.
Nel
2011 il frutto di un concerto ad Eindhoven, che li vede accompagnati
dalla
Metropole Orkest, composta da 60 elementi e da un coro di
20 voci, venne registrato e visto il proficuo esito, una parte di esso
fu inserito sul nuovo album “Basement Jaxx vs. Metropole Orkest”, per
l’etichetta di casa Atlantic Jaxx, contenente oltre alla parte live
anche alcuni episodi registrati in
studio, tra cui diverse rivisitazioni di vecchi successi del duo. Mentre
sulla scia del superbo lavoro che misero in atto i Daft Punk firmando
la colonna sonora di Tron Legacy, i BJ fecero lo stesso con il
fantascientifico Attack the Block.
Insomma, grandi artisti da dj set, dove apprezzano il trovarsi solo con
un giradischi a far da filtro col pubblico, che rende il feedback con
esso molto più diretto ma anche ottimi performer live, capaci di
trasformare con qualche accorgimento ed un esiguo numero di figuranti il
concerto in un piccolo spettacolo di varietà, a cui non mancano le
interruzioni musicali e le interazioni con gli astanti, come dimostra
appieno il video a voi offerto.
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