A distanza di tre mesi ed in maniera del tutto soggettiva facciamo un salto indietro nel tempo per, a bocce ormai ampiamente ferme, rivivere nella mente e selezionare quei momenti, ancora più unici di altri, che rimarranno indelebili nella nostra memoria e che, per certo hanno rappresentato il nostro festival...
OMD - Enola Gay
Banale, scontata, forse neanche tipicamente "primaverile" in un contesto, quello del mercoledì, aperto a tutti, ma pur sempre il brano simbolo di un'epoca presente nei ricordi di tutti, anche dei giovanissimi cui certo in qualche modo ha comunque avuto modo di trovare posto attraverso il racconto di terzi o l'influenza dei media. Ecco quindi Enola Gay, brano con cui gli OMD aprivano le danze...
Panda Bear - Alsatian Darn
Forte della freschezza del giovedì scommettevo su un Panda Bear che nella versione Animal Collective, dal vivo, mi aveva sempre lasciato un certo amaro in bocca. Le previsioni sono fatte per essere smentite e quello che ci regala Noah è un viaggio che definire psichedelico sarebbe riduttivo al limite dell'oltraggioso. Ma la ciliegina sulla torta è stata l'amata Alsatian Darn quasi in chiusura...
Chet Faker - Gold
Traccia simbolo per un concerto tutto d'"oro"... L'antagonista dei ben più quotati The Black Keys (dalle recensioni alterne) si conferma elegante e sinuoso animale da palcoscenico che sa muoversi con destrezza e soprattutto "fa'" muovere il numeroso pubblico dal palato fino. Live a tutto tondo che non scontenta neanche i grandi fan del primo "Chet Faker"...
Sylvan Esso - Coffee
L'artista presente doveva essere Jon Hopkins autore, nonostante un impianto inadeguato, di un live "monstre". La scelta ricade su un altro protagonista del venerdì. Chi ha deciso di rinunciare a José Gonzalez per un inizio giornata più soft non poteva scegliere meglio. Birra in mano, sole in faccia ed un Coffee che anche dal vivo si rivela una tra le tracce più belle degli ultimi 12 mesi...
Perfume Genius - Learning
In quanto non propriamente una classifica eviterò di dire come Mike Adreas, aka Perfume Genius, avrebbe guadagnato il podio come miglior concerto a mani bassissime... Certo il dolore per l'incastro mancato con Belle & Sebastian lenisce alle prime note e svanisce totalmente quando le note di Learning, suonata a quattro mani, saturano ogni centimetro del palcoscenico del Pitchfork, e per certo anche diversi cuori...
Tori Amos - Bliss
Quella che doveva essere una tappa interlocutoria, perfetta per ricaricare le batterie in vista di un sabato infuocato si trasforma in uno dei momenti più toccanti dell'intero evento. La classe non si compra al supermercato e la sempre bellissima cantautrice statunitense ce lo dimostra fin dal primo brano. La nostra bocca spalancata si chiuderà solo a concerto terminato...
The Strokes - Reptilia
Tutti in attesa del grande flop, ed il ritardo iniziale lasciava "ben sperare". Invece Julian & C. offrono, pur senza dilungarsi troppo in chiacchiere (ma alla fine chi le voleva??), un live degnissimo impreziosito ad ogni istante dalle numerose perle che arricchiscono la discografia della band newyorkese. Ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta per ritrasmettere il mood che si respirava quel sabato notte. Opterò per la mia amata da sempre...
PS: sempre bello riconoscersi nei video altrui...
Underworld - Born Slippy
Non c'ero, lo ammetto, ma come leggerete in seguito non avrò di che pentirmi. C'era però il nostro Sigu che ci racconta di un momento di delirio puro descritto come "apogeo" nel momento in cui il duo gallese si congedava premiando la folla con il loro brano più celebre, più amato, anche questo ormai con merito mattone stabile ed indistruttibile della musica dance e non solo...
HEALTH - DIE SLOW
L'ho detto e lo ripeto ora a scanso di equivoci: questa non è né vuole essere una classifica ma non posso negare che se c'è il "momento" che rappresenta il mio Primavera Sound 2015 è proprio quello che riporto qui di seguito. Abbandonare la parte più nutrita della ciurma e rinunciare ad un evento comodo comodo e certo molto rappresentativo (Underworld) per raggiungere l'estremo opposto del recinto poteva essere la scelta peggiore. Non lo è stata e DIE SLOW era il pezzo che bramavo da tempo....
Caribou - Can't Do Without You
L'effetto sorpresa ce lo eravamo già giocati durante il nostro Club To Club 2014 e certo l'agglomerato umano che si riversava da ogni lato non permetteva una fruibilità ideale ma quanto al signor Dan Snaith e compagnia bella... giù il "sombrero". Live meraviglioso (soprattuto la seconda metà) anche se meno intimo rispetto a quello del lontano 2011. Forse non la traccia più rappresentativa ma certo quella che meglio identifica il Tour di Our Love...
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