Genere: IDM, Elettronica
Etichetta: Warp Records
Pubblicazione: 3 Novembre 2014
Voto:
8
Con l'avvento dell'autunno inoltrato e la mente ormai più rivolta all'anno venturo che a quello in corso, l'idea di lasciarsi dietro una stagione priva di una piccola gemma IDM da Top Ten in grado di rendere meno drastico il confronto con un 2013
monstre che ci aveva lasciato in eredità, solo per citare le più clamorose, le opere di James Holden, The Field, Gesaffelstein, Fuck Buttons e Jon Hopkins (ma si potrebbe proseguire oltre), incominciava tristemente e prepotentemente a farsi spazio. Senza nulla a togliere all'ottimo debutto di Todd Terje dalle connotazioni chiaramente più pop nè al rinfrancante ritorno di Aphex Twin o al nuovo lavoro di FlyLo, ormai più oggetto di marketing che altro, a consolare ed illuminare le nostre quasi vane aspettative ci pensava infine l'altro classe '79, Chris
Clark (come Jon e James) che con la sua creatura omonima dava una decisa spallata ai rivali. Non certo producer alle prime armi, l'inglesotto dell'Hertfordshire figlio dell'etichetta Warp cresciuto a pane, Aphex Twin e Boards of Canada, raggiunge piena maturità al settimo tentativo (escluso l'innumerevole repertorio per appassionati) a distanza di 13 anni dal debutto con Clarence Park (parco della natia St. Albans), in quello che anche per lo stesso Chris deve rappresentare una sorta di opera definitiva tanto da marchiarla con il proprio cognome,
Clark. E l'ultima fatica dell'artista britannico sembra rappresentare una sorta di autobiografia, inquieta e turbolenta come il suo creatore giunto a casa Warp a suon di demo inviati via posta e per sua stessa ammissione produttore-scultore quasi dannato, alla ricerca costante di immagini e momenti da catturare e registrare per sempre alla sua maniera tanto personale quanto inusuale.
Che Clark si rivelerà un viaggio lo si evince già dalla prima traccia non a caso denominata Ship Is Flooding giusto per mettere le cose in chiaro con chiunque decida di imbarcarsi. Il preludio di tempesta ci introduce in quel vortice meraviglioso chiamato Winter Linn che ci rievocherà il mai dimenticato futurepop dei VNV Nation per poi raggiungere l'occhio del ciclone con Unfurla (già il nome è tutto un programma). E che i titoli dei brani giocheranno un ruolo fondamentale ce lo ricorda anche Strenght Through Fragility pezzo che risalta le doti compositive classiche di Chris. La marcia prosegue con Sodium Trimmer, più decisa e tenebrosa, per poi trasportarci con Banjo e Snowbird in un mondo quasi incantato fatto di richiami degli esordi e delle mille influenze che anno traviato il nostro talento, non ultimo Kuedo nella capacità di reinventare paesaggi musicali.
Chi si attende una seconda parte del viaggio in modalità ambient dovrà scontrarsi subito con la perla dell'album, The Grit in the Pearl, audace e ritmata, piccolo raggio di luce nel mondo melanconico che lo circonda e che riprende dopo l'intermezzo di Beacon con Petroleum Tinged, più di un omaggio ai mostri sacri e compagni di etichetta Boards of Canada. Silvered Iris, prolungato esercizio di stile, ci conduce fino a There's A Distance in You, traccia di aphextwiniana memoria e la più lunga dell'album forse a voler sottolineare la maggior fonte di ispirazione. Il vortice di arrangiamenti trova quiete nella parte finale del brano che conduce ad un sereno approdo e che con Everlane non può non provocare le stesse intime suggestioni amniotiche che abbiamo incontrato a contatto col magico mondo di Julianna Barwick...