lunedì 25 agosto 2014

REPORT // James Blake live @ Apolo di Barcelona


Inutile nascondere un rapporto un po' controverso con il genietto londinese James Blake dalle indubbie, trasparenti, solari (beh, forse solari no...) doti musicali nelle sue polivalenti, eclettiche, ammalianti versioni e ciononostante quasi mai in grado di catturare totalmente, almeno su album, la nostra attenzione tanto che nelle sue precedenti apparizioni al Primavera Sound gli avevamo preferito Daughter nel 2013 (scelta di cui non mi pentirò mai) e qualcun'altro nel 2011 (dovrei andare a scartabellare ma credo che non interessi a nessuno). L'occasione propizia si presenta dunque con la data di Barcelona del passato venerdì (22/08) nella incantevole cornice dell'Apolo (location nota per chi frequenta il capoluogo catalano a fine maggio) sfruttando il doppio appuntamento che prevede la schiera degli adepti alla label 1-800 Dinosaur (Airhead, Dan Float nonchè lo stesso James, fondatore dell'etichetta) in versione dj-set animare la festa fino all'alba. Come costume da queste parti (il concerto d'altronde è targato Primavera Sound) Mr. Blake varca lo stage alle 23.00 spaccate accompagnato da Ben Assiter che prenderà posto alla batteria e Rob McAndrews aka Airhead, alla chitarra e tastiera. Aspetto austero accentuato dall'abbigliamento scuro e solo in parte smorzato da un sorriso abbozzato regala poche ciance al pubblico presente ed un'ora e mezza giusta giusta di musica e sogno.


Chi ha seguito virtualmente le gesta del giovane James nei recenti concerti (soprattutto Glastonbury) non potrà sfruttare il fattore sorpresa dal momento che la set-list subisce variazioni quasi impercettibili seguendo l'usuale ordine di pubblicazione... E così ad aprire le danze ci pensano le creazioni più datate in formato EP con Air & Lack Thereof seguita dalla meravigliosa CMYK, solo leggermente rovinata dall'unico problema audio dell'esibizione e prontamente risolto. Il talento britannico riportava la quiete all'interno della sala tirando le briglie delle sua produzione che ritornava ad offrire melodie più composte e compassate estraendo le prime creazioni dal suo celebre omonimo album di debutto quasi in ordine di comparizione. Giungevano quindi in sequenza Never Learnt To Share, l'acclamata e forse un po' sopravvalutata Limit To Your Love (ma è solo la mia umilissima opinione dal momento che trovavo già esaltante la versione di Feist) ed infine la boniveriana Lindisfarne. Overgrown apriva la seconda parte del live dedicato in gran parte all'album vincitore Mercury Prize 2013 alzando un po' un ritmo che da allora non sarebbe più scemato e mostrando il lato più raffinato ed elettronico del produttore toccando l'apice di canzone in canzone prima con Digital Lion, dalla ritmica allo stesso tempo algida e conturbante ed infine esplodendo con una versione di Voyeur in continua progressione ritmica che gli annali ricorderanno come i 5 (ma potevano essere 10) minuti più esplosivi che la Sala Apolo abbia apprezzato durante quest'annata con l'indomabile Ben a battere sui piatti come solo Edward Grinch dei Bloody Beetroots in trance agonistica ed il sempre elegante James Blake in totale apnea e ciononostante con la schiena dritta così come pretendeva la sua insegnante di piano 15 anni or sono... Basta uno sguardo fugace per la sala per capire che questo era ciò che tutti attendevano. A tenere a livello l'adrenalina ci pensava Life Round Here che chiudeva il ciclo terribile lasciando spazio ad una coda più placida che culminava in una versione molto intima di Retrograde. La vera chiusura del live dopo la classica farsa ci regalava fortunatamente l'immancabile The Wilhelm Scream e infine l'assolo melanconico al limite dello struggente di Measurements vero saggio delle doti compositive a tutto tondo di un artista che, indipendentemente dai gusti, può, anzi, deve essere considerato una tra le migliori realtà del panorama musicale non solo britannico. E l'età è tutta dalla sua parte...








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