lunedì 3 febbraio 2014

REVIEW // Gennaio 2014


Un gennaio discografico che non passerà alla storia per la qualità delle opere lanciate ma comunque un segnale positivo per un anno che dovrà cercare di tenere testa, e probabilmente limitare i danni nei confronti di un 2013 indimenticabile se pensiamo al livello degli artisti che hanno deciso di bagnare la stagione appena terminata con un nuovo album e senza dimenticarci alcuni ritorni quasi epocali (The Knife, Daft Punk, Boards Of Canada...). Accantonata una premessa che potrebbe odorare di disfattismo ecco un mese caratterizzato dal boom di opere made in U.S.A. cha hanno contraddistinto quasi l'intero novero delle pubblicazioni.
Tra queste sfugge il ritorno degli scozzesi Mogwai autori con Rave Tapes (7) di un'altra ottima mattonella post-rock a suggellare una carriera che grazie allo spirito di adattamento ed un'innata classe pare rivivere una seconda giovinezza.
Tra i consigliatissimi del mese il delicato e toccante chamber-pop (col quale si intende uno stile musicale contrassegnato dall'introduzione di elementi di musica classica) dei Gem Club from Massachusetts che con In Roses (7) confermano quanto di buono suscitato con l'esordio Breakers del 2011. Opera omogenea e compatta con un atmosfera evocativa che pervade l'ambiente fino quasi a saturarlo con temi quali Idea for Strings. Ma per la perla bisogna attendere l'epilogo con la meravigliosa Polly. Rimanendo in tema di suggestioni come non citare l'opera seconda del cantautore irlandese James Vincent McMorrow che con Post Tropical (7) dà una svolta alla sua carriera amalgamando la sensibilità R&B di James Blake e l'intimismo folk di Bon Iver evidente in tracce come Red Lust e Look Out, conquistando la personale palma di miglior disco del mese. Per il loro atteso ritorno le Dum Dum Girls di Dee Dee presentano invece un lavoro apparentemente ambizioso. Tre decadi di pop omaggio al vecchio millennio racchiusi in un Too True (6,5) che a tratti decolla ma solo raramente dimostra una certa personalità come nel singolo Rimbaud Eyes ed in pochi altri frangenti. Più o meno stesso discorso per l'altro gruppo al femminile, anche questo di Los Angeles, Warpaint, che con il sophomore omonimo (6) continua a dar l'impressione di girare attorno all'obbiettivo senza mai centrarlo, un po' ciò che avviene durante i loro concerti. Rock fatto arte ma troppo fine a se stesso che ciononostante regala qualche gemma come il singolo Love Is To Die o la rotonda Teese. Per chi ha amato i Pavement (non noi, anche per motivi anagrafici) ritroverà nel progetto dell'ex leader Stephen Malkmus & The Jicks le suggestioni del passato che potrebbero anche bastare ad appagare gli animi vintage di taluni ma che non sono certo sufficienti a fare di Wig Out at Jagbags (6), nonostante gli apprezzabili singoli Lariat e Cinnamon and Lesbians uno dei prodotti imperdibili del mese. Non troppo distante ma con esiti diversi l'indie folk all'americana di Damien Jurado. Brothers and Sisters of the Eternal Son (7) si sviluppa come costume attraverso i sogni dell'artista che riesce con il suo stile evocativo a trascinarci fuori dalla dimensione spazio temporale parlando direttamente al nostro animo. Brani incantati come Silver Timothy e Metallic Cloud vi delucideranno sull'argomento.
Difficile accettare un cambio di rotta così netto da parte del duo svedese I Break Horses dopo il positivo esordio pop dalle venature shoegazing quale fu Hearts; ma se riuscirete ad azzerare i vostri preconcetti la svolta synth di Chiaroscuro (6,5) vi mostrerà una band fortemente eclettica, forse non eccessivamente sperimentale (anche qua i Chromatics hanno fatto scuola) ma neanche autrice di un salto nel buoi. Ottima la intro You Born ed il singolo Denial che chiuderà la parte "chiara" di un album che sfortunatamente andrà spegnendosi nel finale.
Tra le band annunciate al Primavera Sound 2014 ecco l'indie pop degli Hospitality. Il trio newyorkese ha sfornato questo gennaio un secondo album, Trouble (6,5), che conferma la crescita di una band capace di alternare un pop leggero per tutte le orecchie a qualche tema più profondo, sia nei temi che nella composizione. Tra tanti brani scorrevoli come Last Words o I Miss Your Bones manca però ancora la hit in grado di trascinare l'opera fuori dal gregge.
Gli amanti della musica elettronica potranno sopperire alla quasi totale assenza di un genere abitualmente ancora in letargo con il presunto canto del cigno di Darren Cunningham aka Actress con un Ghettoville (7) creato allo scopo di chiudere la tetralogia aperta da Hazyville e con essa anche la carriera da produttore. Il risultato è una città che sembra avvolta dalle tenebre per poi riprendere vita con una Rims da work in progress fino ad esplodere con la traccia Gaze dai ritmi atipicamente marcati ed atmosfere quasi house. Se l'album getta un ritratto di una città in costruzione il recente singolo Grey Over Blue pare aprirci gli occhi all'ineluttabile ciclo della vita mostrandoci un apprezzabile,metaforico quanto doloroso tramonto.
Se i siete amanti del rock a stelle e strisce due prodotti analoghi, anche se sorti con un concept diverso, potrebbero soddisfare i vostri appetiti. Sono da una parte i senatori Against Me! con Transgender Dysphoria Blues (6,5), dall'altro i più freschi You Blew It! con Keep Doing What You're Doing (6,5).

(febbraio)          




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