Ed eccoci a parlare dell'attesissimo primo giorno di Festival nella sua parte centrale, dopo il consueto warm-up del mercoledì, avvenimento immancabile, anche solo giusto per riprendere confidenza con il sacro recinto del Forum di Barcelona e senza nulla togliere alle davvero soddisfacenti performance del duo synth-pop australiano Panama (formato da Jarrah McCleary e Tim Commandeur) o di un Albert Hammond Jr. in splendida forma, impeccabile nel suo abito (non lo sarà altrettanto 3 giorni dopo) che dimostra una volta ancora di poter vivere di luce propria anche lontano dalla vetrina dei The Strokes. Se a ciò aggiungiamo la performance degli OMD vera e propria festa di inaugurazione del Primavera Sound 2015 non possiamo che aprire i battenti con un invidiabile carico di fiducia e serotonina nel nostro bagaglio. Bagaglio che continuiamo a stipare fin dalle prime ore dopo un eccitante quanto inatteso (memore delle precedenti esibizioni con gli Animal Collective) live di Panda Bear... In coda quando il sole era ancora (troppo) alto, il fastidio per un'organizzazione degli ingressi inaspettatamente approssimativa (caro Primavera, ci hai abituato troppo bene...) veniva sopito, o meglio, drogato da un'esibizione che si sposava a meraviglia con la struttura che lo ospitava. Se dubbi non esistevano sul repertorio del leader degli AC la resa live offriva un ulteriore valore aggiunto grazie al visual che definire psichedelico sarebbe fuor di dubbio riduttivo e anche un po' banale ed in grado di ammaliare anche il più scettico degli astanti. Se a ciò aggiungiamo la meravigliosa Alsatian Darn a completare la set-list allora ecco che di diritto abbiamo già un candidato alla nostra top five... La legge della compensazione che raramente si presenta da queste parti ci "regala" invece un tiro mancino con uno tra gli appuntamenti più attesi: il live dei Viet Cong autori dell'incantevole omonimo debut album, indubbia gemma post-punk dell'anno in corso, è al limite dell'impresentabile con un audio degno della voce di Matt Flegel, ovvero pessimo. E se consideriamo che già su disco Matt non appare propriamente un usignolo forse abbiamo reso l'idea... Continental Shelf e Death risultano comunque riconoscibili e proviamo a godercele con un certo trasporto...
Persa la corsa ai biglietti per il ritorno dei Battles in scena all'Hidden Stage (reso sopportabile solo dal recente annuncio del cartellone del Club To Club 2015) possiamo goderci l'incantevole paesaggio costiero ed incominciare a condividere le prime sensazioni in attesa dell'avvento di Mikal Cronin in un Rayban che avremo modo di sfruttare oltremodo in questa giornata... Lo statunitense come da copione è molta sostanza e poca apparenza. I migliori estratti dei tre album esaltano le sue doti ed il suo repertorio che ora come non mai appare composto esclusivamente da perle, tra cui su tutte, manco a dirlo, quella Weight cantata a squarciagola da una folla compatta e totalmente rapita... Di Antony and the Johnsons accompagnato dalla filarmonica di Barcelona non mi resta che ascoltare i racconti esaltati, ma chi non accetta di fare scelte sofferte probabilmente ha sbagliato festival e noi invece dopo anni decidiamo di ripiegare sui più comodi Spiritualized di scena all'ATP rinunciando totalmente al viaggio verso Mordor, almeno per la giornata odierna. Anche se la set-list taglia alcuni tra i brani più noti (e attesi) Jason Pierce e compagni non faticano oltremodo per trascinare i presenti in quel paesaggio lunare e melanconico che di fatto gli ha resi un'icona nel genere. Necessito qualche minuto per risvegliarmi dall'ipnosi indotta e dove non riesco io certamente non fa fatica ad arrivare quell'artista assoluto chiamato dai più Chet Faker il quale non fa rimpiangere neanche un secondo l'intreccio con il duo The Black Keys di scena contemporaneamente da qualche altra parte, lontano da orecchie e mente. Il Ray-Ban e tutto per lui e come da copione è proprio una delle sue bombe, Cigarettes and Chocolate, a far esplodere il delirio. Artista vero, a tutto tondo, classe, movenze ed eleganza. E poi un fiume di capolavori come No Diggity, Gold, Drop The Game... Gli applausi scroscianti sono il termometro unico che danno valore all'oretta che vi abbiamo dedicato. Con l'adrenalina a mille l'unica direzione possibile è quella che ci conduce nuovamente al Pitchfork che da lontano ci accoglie con Tangents, perla presente nell'ultimo album del duo Simian Mobile Disco. E così al terzo tentativo ecco finalmente dinnanzi a me James Ford e Jas Shaw di scena sotto il cielo finalmente nuovamente stellato di Barcelona, dopo due primavere un po' rigide. Una mezz'ora e poco più per addentrarsi nella più ballabile delle giornate che, ci rendiamo conto dopo solo un paio di brani, proprio non può trovare il suo naturale prolungamento con i ritmi più compassati dei Jungle, forse affrettatamente issati nell'impegnativo ruolo di figura centrale della notte. Consapevoli di un cartellone in discesa nei giorni a venire per quanto concerne le opzioni elettroniche ci regaliamo una doppietta omogenea con Gui Boratto prima e Roman Flugel dopo, daccordo sul concentrare la propria sessione prevalentemente su sonorità ipnotiche ma allo stesso tempo decise... A far vibrare il Forum resta infine solo Richie Hawtin che continua a non essere un personaggio che ci rispecchia quindi senza rancore gli volgiamo le spalle e con la mente siamo già alla giornata successiva...
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