giovedì 6 febbraio 2014

REVIEW // ceo - Wonderland


Genere: Synth-Pop, Chillwave
Etichetta: Modular Recordings
Pubblicazione: 3 febbraio 2014
Voto: 7,5

"I felt like I opened Pandora’s box"

Pochi dischi forniscono indicazioni tanto accurate circa il contenuto come invece riesce a fare la cover del nuovo album di ceo. Infatti, appena premuto play sul vostro dispositivo, ecco un'esplosione di colori ed ululati che inondano ogni angolo della vostra stanza con cromie iridescenti e cori carichi di serotonina che rievocano in qualche maniera le ambientazioni iperglicemiche e surreali degli Animal Collective. Tutto lascerebbe intravedere nel suo creatore, Eric Berglung, un personaggio festaiolo, carne da palcoscenico, magari con la stessa propensione all'intrattenimento di un Girl Talk del vecchio continente. Invece l'ex metà del progetto svedese The Though Alliance, non sufficientemente attratto dal freddo isolamento della "ridente" Göteborg si rifugiava anche lui nei boschi alla ricerca del midollo della vita dando lì vita a Wonderland, un paese delle meraviglie che a questo punto è interamente virtuale e celebrale e che lo stesso Eric cerca di salvaguardare il più possibile privandolo fino a questo momento di una versione live, con grande rimpianto per i grandi festival, ed ovviamente anche per i più piccoli. Pochi potevano immaginare che il seguito dell'apprezzato esordio di nicchia White Magic potesse nascere sotto una stella così luminosa come Whorehouse, singolo pazzesco nato nella terra di mezzo in cui l'anno trascorso e quello venturo si scambiano il cinque, ed il fatto che la portentosa title-track non riesca a starle dietro la dice lunga. Wonderland pur non andando fuori giri ad ogni traccia ammalia per l'incredibile ricchezza di dettagli e per la sapiente stesura degli strati ritmici che si sovrappongono armoniosamente l'uno sull'altro. Gli ululati di Harikiri ne fanno uno spettacolare sottofondo per i documentari di National Geographic Channel mentre i cori continuano a farla da padrona accompagnando la più chilling Mirage e sostituendosi del tutto alla lirica in A Bubble in a Stream. Ultrakaos compie da sè la funzione esplicativa mentre OMG nel più battuto degli schemi abbassa il ritmo concedendo alla melodia, sempre dentro una giungla di sample, il compito di accomiatarsi. Eppure a dispetto di tutto ciò è proprio l'armonia generale dell'opera che viene a mancare. Fotogrammi singolarmente apprezzabili che però compongono un album che non riesce a raccontare la storia della sua genesi e a coinvolgere come era lecito attendersi. Insomma, il racconto di un altro capolavoro mancato. Ma di poco.






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