
Chi ha seguito virtualmente le gesta del giovane James nei recenti concerti (soprattutto Glastonbury) non potrà sfruttare il fattore sorpresa dal momento che la set-list subisce variazioni quasi impercettibili seguendo l'usuale ordine di pubblicazione... E così ad aprire le danze ci pensano le creazioni più datate in formato EP con Air & Lack Thereof seguita dalla meravigliosa CMYK, solo leggermente rovinata dall'unico problema audio dell'esibizione e prontamente risolto. Il talento britannico riportava la quiete all'interno della sala tirando le briglie delle sua produzione che ritornava ad offrire melodie più composte e compassate estraendo le prime creazioni dal suo celebre omonimo album di debutto quasi in ordine di comparizione. Giungevano quindi in sequenza Never Learnt To Share, l'acclamata e forse un po' sopravvalutata Limit To Your Love (ma è solo la mia umilissima opinione dal momento che trovavo già esaltante la versione di Feist) ed infine la boniveriana Lindisfarne. Overgrown apriva la seconda parte del live dedicato in gran parte all'album vincitore Mercury Prize 2013 alzando un po' un ritmo che da allora non sarebbe più scemato e mostrando il lato più raffinato ed elettronico del produttore toccando l'apice di canzone in canzone prima con Digital Lion, dalla ritmica allo stesso tempo algida e conturbante ed infine esplodendo con una versione di Voyeur in continua progressione ritmica che gli annali ricorderanno come i 5 (ma potevano essere 10) minuti più esplosivi che la Sala Apolo
abbia apprezzato durante quest'annata con l'indomabile Ben a battere sui
piatti come solo Edward Grinch dei Bloody Beetroots in trance
agonistica ed il sempre elegante James Blake in totale apnea e
ciononostante con la schiena dritta così come pretendeva la sua
insegnante di piano 15 anni or sono... Basta uno sguardo fugace per la
sala per capire che questo era ciò che tutti attendevano. A tenere a
livello l'adrenalina ci pensava Life Round Here che chiudeva il ciclo terribile lasciando spazio ad una coda più placida che culminava in una versione molto intima di Retrograde. La vera chiusura del live dopo la classica farsa ci regalava fortunatamente l'immancabile The Wilhelm Scream e infine l'assolo melanconico al limite dello struggente di Measurements vero saggio delle doti compositive a tutto tondo di un artista che, indipendentemente dai gusti, può, anzi, deve essere considerato una tra le migliori realtà del panorama musicale non solo britannico. E l'età è tutta dalla sua parte...
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